martedì 22 luglio 2008

Petula Clark I will follow him


Ho visto con colpevole ritardo il film di Daniele Luchetti, Mio fratello è figlio unico, uscito praticamente due anni fa.

Successo di pubblico e di film per un'opera basata sul romanzo di Antonio Pennacchi, Il Fassciocomunista,un romanzo di formazione politica nella pianura pontina.

Tranne Scamarcio, ottimi gli attori e su tutti un cattivo Zinagaretti ed un Elio Germano in forma araldica, vera rivelazione. Un fascio di nervi, piccolino, riesce davvero ad interpretare al meglio il ruolo del fratello fascista e idealista che dopo un travaglio ideologico getta al mare le certezze mussoliniane per approdare sui lidi della sinistra rivoluzionaria con grande scorno del fascista Zingaretti, suo ex mentore, tradito anche nell'onore dopo la decisione di Germano di perdere la verginità con la di lui moglie.

Più che le passioni politiche il film descrive ottimamente una certa Italia che non c'è più, a cavallo tra '50 e '60, gli screzi di una tipica famiglia di Latina, mamma, papà, due fratelli e sorella con le difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

E attorno a loro, dall'osservatorio pontino, un paese che cambia a velocità supersonica e nel quale fa tenerezza il direttore del seminario interpretato da un fanmtastico Ascanio Celestini che fa fatica a nascondere una botta di riso al momento di assolvere il piccolo Germano per alcune pratiche manuali che potevano portarlo ad una precoce cecità.

Carina la colonna sonora, Little Tony, ma soprattutto una Petula Clark da antologia, il migliore accompagnamento per un film leggero e profondo allo stesso tempo che però porta a riflettere con il sorriso sulle labbra.

sabato 12 luglio 2008

Comunisti al sole

Dopo la manifestazione di lunedì scorso a piazza Navona sorge un dubbio: ma la variegata opposizione al governo Berlusconi ha capito bene che tipo di paese ha davanti?

Domanda lecita che è sorta in me nella mezzoretta passata a piazza Navona.

Un caravanserraglio senza senso, chiunque andava al microfono scaricava un insulto a Berlusconi, ai suoi ministri e agli elettori di centrodestra. E con questo? Che cambia?

Il presidente del consiglio è ancora ai suoi massimi storici, nel paese c'è una netta avversione verso l'opposizione e questo qualcosa vorrà pur dire. Di Pietro insulta, Veltroni un giorno dialoga e un altro no, Casini fa il pesce in barile e intanto il Popolo delle Libertà va avanti come un treno.

Urge un ennesimo ripensamento, occorre tornare tutti a scuola per rendersi conto che forse non è il paese a essere sbagliato ma che manca un progetto su un'opposizione, non pregiudiziale ma ferma, verso il governo.

E cercando di tralasciare spallate giudiziarie.

Berlusconi ha vinto e deve governare, nel 2013 chi vivrà vedrà.