mercoledì 30 aprile 2008

E' QUASI MAGIA JOHNNY...


Aria nuova sul Campidoglio grazie alla schiacciante vittoria di Gianni Alemanno che per i prossimi anni occuperà lo scranno più alto del Campidoglio.

Il colpo definitivo ad un quindicennio di potere che con Rutelli e Veltroni aveva portato il centrosinistra ad amministrare la Capitale. Sconfitta probabilmente giusta, non ci si poteva presentare con un riciclato di lusso come Rutelli, inviso a tutti i romani e maestro di sonore trombature.

Davvero il Pd ha trattato Roma come fosse "cosa loro" dimenticando le primarie o qualunque altro strumento di partecipazione democratica che potesse portare alla scelta di un qualunque altro candidato.

C'era bisogno di aria nuova, di rinfrescare un sistema sclerotizzato, di andare a spolverare vecchie enclaves nelle quali albergavano nullafacenti messi lì solo per appartenenza politica.

Soprattutto nelle istituzioni culturali, biblioteche, archivi, teatri, auditorium nelle quali si respirava un'aria marziale e sovietica, seppur molto all'amatriciana, con addetti/e (specialmente nella fascia 25-35 anni)sempre pronti a rispondere male e a considerare le loro mansioni come personali riserve di caccia.
Gente vincitrice di concorsi bizzarri, cooperative di lavoratori indefessi, personale sagarbato e incompetente.

Incompetente ma pronto a gridare al baubau fascista, all' "aiuto calano i barbari, i fasci", tra una smorfia di disgusto ed una sigaretta tra le dita.

Tocca ad Alemanno ora che da anni fa politica, esponente della destra missina così legata ad una certa idea di Roma.

Da giovane assieme ad altri ragazzi ha sempre rivendicato con orgoglio la nostalgia per il fascismo, tipico esponente di quella gioventù di Roma nord, rayban e spranga.

Quella gioventù che tra i bar di piazza Euclide e Corso Trieste combatteva la battaglia quotidiana contro autonomi & c.,feriti, morti, portando sempre avanti nel ricordo un imperituro pantheon di martiri, di ragazzi rimasti per sempre sull'asfalto.

La celtica al collo, la celtica di Paolo Di Nella ucciso da estremisti di sinistra nel 1983, che tanto scandalo destò in una volgare intervista di Daria Bignardi.

E'davvero un altro mondo? Ma no, è un mondo diverso e rovesciato rispetto ad altri, altri miti, altri obiettivi.

Un mondo col quale si è sempre convissuto, nelle scuole, per strada, e che adesso corona il sogno di una vita, a 14 anni quante volte gli Alemanno, gli Storace, i Gasparri avranno pensato di governare quella che consideravano la loro città ma che spesso li trattava da matrigna?

Roma avrà un beneficio da tutto questo?

Assolutamente no.

Alemanno è il massimo esponente della peggiore classe politica ma non perchè è fascista o violento, questa è demagogia radical chic. Ma perchè è sulla scena da più di 30 anni, non è il nuovo e soprattutto non è quel puro che vuole mostrar di essere.

La tipica retorica missina: la purezza, "anche se gli altri, noi no", il far tutto solo per l'idea.
Alemanno, figlio di un generale dell'esercito non ha trovato di meglio che sposare la figlia di Rauti, la figlia, all'epoca, del padrone, docente all'università per indubbi meriti accademici così come la sorella al ministero delle finanze.

Roba grave?

Nemmeno molto, lo fanno tutti, ma basta non ergersi a cherubini quando invece non si è proprio mondati dalla mota. D'altra parte i missini hanno albergato e albergano in ogni ministero, ente pubblico statale, parastatale e affini, evidentemente queste famose fogne avevano un buon collegamento con l'esterno...

Faccia il sindaco, ci dimostri quanto è bravo, ma ci risparmi la retorica, questa sì fascista, dei superuomini facenti parti di una comunità chiusa che si battono contro un mondo cattivo.

Certo se l'esempio è quello della regione Lazio di Storace, brrrr, comunque le nostre nonne dicevano che occorre far entrare aria nuova in una casa chiusa per togliere le impurità ma basta che non vengano nuovi e temibilissimi acari.

Da un intervento nel blog dell'inviato di Repubblica Maurizio Crosetti così scriveva ieri mattina un internauta:

"Stamattina, non faccio quasi in tempo a scendere dal treno, una zingarella mi viene incontro e, sorridendo, mi mette una collana di fiori al collo.
ed io penso : “bah…”

poi venti minuti minuti dopo, appena uscito dal tunnel metro di eur palasport che mi succede?

un giovanotto, d’origine rumena presuno, mi viene incontro e, sempre sorridendo, mi restituisce un vecchio portafoglio che avevo smarrito nel settembre del ‘97.
ed io penso : “gianni il questurino sa il fatto suo, mica cazzi”.

imperdonabile ed esecrabile, invece, il comportamento dei cittadini vicentini che hanno deciso, contro ogni logica previsione, di consegnare la splendida città del Palladio nelle mani di un fosco e losco sindaco comunista.

assolutamente imperdonabile.
Coi tempi che corrono, poi".

martedì 29 aprile 2008

In un giorno di pioggia

"Tsunami, lo chiamavano così, era scomparso.
Vuoto il bancone nella portineria.

Il ragazzo mulatto davanti all'ingresso impugnava un enorme ombrello trasparente. Fece scattare il congegno che schiudeva la cupola.

"In una serata così anche i taxi spariscono, signore", disse.

Ero al riparo, controllai l'ora: "Ho tutto il tempo".

Il ragazzo disse: "E' venuta giù all'improvviso e non smette più. Lui lo sapeva" e indicò il bancone dove avrebbe dovuto stare Tsunami. "Lui lo sa sempre, quando arriva la pioggia".

"Dovrebbero assumerlo al servizio meteorologico", dissi.

Il ragazzo si girò verso la strada.
"Non glielo dica, signore", disse, fissando la pioggia.
"Che cosa?"
"Del servizio meteorologico"
"Non capisco"
Il ragazzo si voltò, guardò la portineria vuota.

Disse: "Sua figlia ci lavorava, al servizio meteorologico. Lui è vedovo. Lei era la cosa più importante della sua vita. L'ha fatta studiare, scienze o fisica, o forse astronomia, non lo so... che cos'è che si studia, per diventare meteorologi?"

"Non ne ho idea"

Il ragazzo controllò nuovamente: Tsunami non era tornato.
Non tornava finché smetteva la pioggia.

Continuò: "Lei fu assunta al Servizio meteo di una qualche televisione e lui ne andava molto fiero. Abitava a tre isolati, veniva spesso a trovarlo, un saluto e via.

Venne anche una sera di un anno fa, il palazzo era stato inaugurato da poco, tre, quattro mesi, non mi ricordo. E lei era già venuta un sacco di volte. La conoscevamo tutti. Quando andò via, io le offrii l'ombrello, proprio come questo, magari era questo, proprio...".

"Vuoi dire che pioveva e lei non l'aveva previsto?"

"Esatto, non l'aveva prevista, la pioggia. Per questo non volle l'ombrello. Disse qualcosa tipo: 'Ho sbagliato, merito una punizionè e corse via... corse poco, corse fino a lì..."

Indicò un punto, che non vidi. Vedevo invece la ragazza orientale correre, infradiciata da una pioggia che non aveva saputo prevedere e da cui voleva essere punita, suo padre l'aveva fatta studiare e lei...
lei scivolava sull'asfalto bagnato e l'auto frenava quando già....

Un taxi frenò.

Il ragazzo mi accompagnò dicendo: "Il portiere è un brav'uomo, signore, anche se in sere come questa scompare. E' che sente la pioggia, dice: 'Pioverà' e Dieci secondi dopo vien giù.
E lui scompare.

Appena finisce torna, e non sempre sta meglio".

Dal blog di Gabriele Romagnoli (La Repubblica): Navi in bottiglia.

lunedì 28 aprile 2008

Chariot

Qualcuno di mia conoscenza, diciamo un trio, in questo momento è a New York.

Niente di meglio che ascoltare un cantante nato nell'underground della Grande Mela, nei localini di Manhattan, come Gavin Degraw ed il motivo che l'ha portato al successo mondiale.
Uno di quei pezzi pop che il mercato americano sa spesso offrire.

domenica 27 aprile 2008

Do you really want to hurt me?

Per questa storia ci sarebbero voluti i Twenty Fingers con Short Dick man, ma la scelta sarebbe stata troppo scontata.

Succede che in una scuola del napoletano, a Sant'Antimo, un gruppetto di ragazzi delle medie, durante un'ora di buco, si balocchi con i loro gingilli facendo una gara a chi ce l'aveva più lungo.
Apriti cielo, una fanciulla lo dice alla propria madre, professoressa nella stessa scuola, e scatta un'inchiesta.

La supplente accusata di scarsa vigilanza e i reprobi trattati come piccoli maniaci. Ora, tenuto conto che a scuola si debba studiare, che le professoresse hanno il compito di sorvegliare gli alunni, non è la prima e non sarà l'ultima volta che accadranno fatti di questo genere.

Sono cose più comuni negli spogliatoi delle palestre, delle piscine o di qualche sport di squadra ma è assolutamente la normalità. Almeno per la mia esperienza la tempesta ormonale della preadolescenza fa sì che prima di partire per la battaglia uno si metta la mano nella fondina e controlli se la pistola è in grado di affrontar la tenzone, se il calibro può reggere lo sforzo.
E uno si consiglia, si sfotte, si preoccupa e magari si misura con il righello.

Credo che il napoletano, così come qualunque posto, soffra e abbia problemi più importanti di questo così come la scuola italiana manifesti tare più gravi di un gruppetto di discoli che giocano a fare gli uomini.

Si potrebbero occupare al meglio le 5 ore canoniche di scuola?

Ma certo, anche perchè non è da questo che si ...misura... il valore di un uomo o forse si?

sabato 26 aprile 2008

Shiver


Negli ultimi giorni sto postando canzoni e motivi che mi porto sempre un pò nel cuore, cerco di rendervi partecipi della mia colonna sonora personale.
Mi piace che vediate il mio scartabellare nella memoria andando a cercare nel cuore o nell'anima motivi che hanno rappresentato qualcosa nella mia vita.

Grazie a questa canzone qualche anno fa piazza D'Azeglio a Firenze (uno dei luoghi cult della mia vita)si è trasfigurata in un pezzo di Tucson, Arizona, e nonostante fosse maggio inoltarato ho sentito un gran bel brivido.
Il merito alla voce di Howe Gelb e ai Giant Sand che seppero essere dei fedeli compagni di beatitudine in un angolo di paradiso tra bambini che giocavano, mamme e nonni che chiacchieravano e ragazzi e ragazze che imparavano quanto bella e complicata fosse l'arte di stare ma soprattutto restare assieme.

E davvero non fui matto se pensai, e non per un momento, che ce l'avrei fatta, come sempre.

venerdì 25 aprile 2008

Ma che bella giornata di sole...

63 anni fa l'Italia veniva liberata dal giogo nazifascista.

Su Roma splende il sole, non è il sole dell'avvenire ma scalda i cuori di chi vuole ricordare quelle migliaia di partigiani, di militari, di gente semplice che mi ha permesso, alle 10, 57 della mattina, di poter stare dentro la mia casa a scrivere il blog in libertà.

Mi piace qui ricordare il massimo cantore della Resistenza, Beppe Fenoglio, che con uno degli incipit più belli della letteratura italiana così racconta la presa di Alba nel 1944:

"Alba la presero in duemila il 10 ottobre e la persero in duecento il 2 novembre dell’anno 1944.

Ai primi d'ottobre, il presidio repubblicano, sentendosi mancare il fiato per la stretta che gli davano i partigiani dalle colline (non dormivano da settimane, tutte le notti quelli scendevano a far bordello con le armi, erano esauriti gli stessi borghesi che pure non lasciavano piú il letto), il presidio fece dire dai preti ai partigiani che sgomberava, solo che i partigiani gli garantissero l’incolumità dell'esodo.

I partigiani garantirono e la mattina del 10 ottobre il presidio sgomberò".

Da Una questione privata. I ventitre giorni della città di Alba, Torino, Einaudi, 1990.

giovedì 24 aprile 2008

Anni Ruggenti 2

Il post è sotto...

Anni Ruggenti

Sarebbe meglio chiuder gli occhi per qualche minuto e farsi trascinare da questo vecchio pezzo del 1984.

Avevo 7 anni, zero problemi, contavano solo gli amichetti e la Maggica.

Adesso vado per i 31 e contano solo gli amici e la Maggica.

Ma sono io che non sono cambiato o è il mondo che, cambiando, m'ha fatto tornare al punto di partenza come un grande gioco dell'oca?

Forse la soluzione è che invece di zero adesso di problemi ne ho qualcuno in più ma la stessa voglia di fregarmene altamente.

Tanto c'è sempre qualcuno che lavorerà per te e che magari "salverà Betty Boop".

lunedì 21 aprile 2008

Back to Black

Ma quant'è bella questa canzone?
E il video?
E la voce di Amy Winehouse?

E'davvero un modo diverso di cantare un amore finito, finito perchè lui non ha mai dimenticato l'altra.

E la sedotta e abbandonata che fa?

Si mette in nero e celebra il funerale del suo cuore.
Un funerale old england, cielo grigio, casa a mattoncini rossi,e tutti, elegantissimi, dietro il caro estinto.

Lei magrissima, sfatta ma di una bellezza selvaggia mentre getta un fiore bianco nella fossa davanti ad una maestosa chiesa gotica.

Il tutto in un'atmosfera molto black dove sembra non esserci speranza, solo struggimento e rimpianto ma tanto orgoglio.
Dove la durezza è mitigata da atmosfere che sembrano prese di peso da Tomas Gray e dalla sua Elegy written in a Country Churchyard.

La verità è una sola ed è, come tutte le verità, molto semplice.

Lei lo ha amato, lo ama e forse lo amerà per sempre nonostante lui sia fuggito.

Ora, dopo le condoglianze di rito, lei rimarrà sola nel loro letto matrimoniale, così grande e così vuoto.

La morale non c'è e neanche la redenzione ma perchè serve redimersi?

Che colpa è aver amato fino allo sfinimento un'altra parte di te?

"I love you much
It’s not enough
You love blow and I love puff

And life is like a pipe
And I’m a tiny penny rolling up the walls inside

We only said goodbye with words
I died a hundred times
You go back to her
And I go back to black"

Si è spento il sole

Questa è per il Capitano.

Perchè il sole si è già riacceso.

Alla faccia di gufi, pennivendoli invidiosi e squallidi che stanno innaffiando con lo champagne le loro vuote vite.

Ci vediamo ad agosto Cap

sabato 19 aprile 2008

Il cielo su Torino

Tornare a Torino dopo 15 anni mi ha fatto davvero un grande effetto.

La città mi ha accolto con la sua solita signorilità, il suo aristocratico distacco.

Cielo grigio, una leggera bruma, l'ideale impatto visivo per la capitale del Nordovest riattata a nuovo dopo le olimpiadi invernali del 2006.

Piazza San Carlo che ti incute rispetto, il Museo del Cinema all'interno della Mole Antonelliana e la maestosa Piazza Vittorio Veneto tra il Po e la Chiesa della Gran Madre.

Il ncessario pellegrinaggio a Superga con il trenino a cremagliera in mezzo alle nubi che pareva gennaio, la visita del Parco del Valentino dove dev'esser bello essere innamorati e scambiarsi baci e confidenze.

E i torinesi? Come i piemontesi, "falsi e cortesi", come dice un proverbio?

Ma no.

Riservati ma gentili e disponibili.

Forse un pò smorti, amorfi. Via Roma non è le Ramblas e Torino non è Barcellona, questo no, ma d'altra parte il mondo è bello perchè vario.

Tante le cose da dire, ne riparleremo prossimamente con l'ausilio di indirizzi dove bere e mangiar bene, il tutto accompagnato da consigli di lettura per conoscere al meglio l'ex capitale d'Italia.

Per ora come colonna sonora vi consiglio questo bel pezzo dei torinesi Subsonica

Cerea...

mercoledì 16 aprile 2008

SINISTRI TIMORI

La versione live, 1984, della "Canzone della bambina portoghese" di Francesco Guccini è la giusta soundtrack per questo articolo di Massimo Gramellini da "La Stampa", 16 aprile 2008:

"Come avrà reagito la casta intellettuale alla Waterloo, anzi alla Walterloo delle elezioni?

In attesa che gli editorialisti girotondini, ieri stranamente silenti, lancino il consueto appello all’emigrazione di massa, un primo squarcio affiora in questo email inviato da una professoressa della Capitale.

«Qui all’Università il lutto è strettissimo.

Le colleghe più “disinistra” si stringono nel cashmere quattro fili (da noi non fa caldo) e i trilogy al loro anulare mandano bagliori sinistri di rabbia.

Ancora quell’orrido omino Playmobil con la capoccia dipinta di marrone!
Che caduta di stile imperdonabile!

Meno male che il Direttore di Dipartimento, uomo di mondo e di umili origini, passa per tranquillizzare il gregge e pontifica filosoficamente:

“Adesso vediamo che cacchio faranno questi qua… A parte che, per quello che hanno fatto gli altri, peggio non è possibile!”

Le “disinistra” alzano un sopracciglio, aspettano che il Direttore esca, consultano il Rolex e, vista l’ora, si preparano ad andare a far merenda in un elegante bar del centro.

Fuori, i tamburi dei punkabbestia rimbombano cupi, in previsione di tempi difficili.

E pensare che per la prima volta in vita mia avevo votato a sinistra».

La lettera si presta a un paio di considerazioni. 1. Nelle università italiane ci sono ancora «prof» capaci di scrivere in italiano e magari sguazzano nel girone dei precari perché non portano la borsa a qualche barone politicizzato.

2. A chiunque non ne faccia parte, la sinistra del brillante provoca ormai soltanto conati di nausea. Anche più dell’omino Playmobil".

Tutti contro Totti

Spiace parlare ancora di calcio in un momento così omportante per il nostro paese.

Ma le prime pagine dei giornali sono piene di articolesse contro, novità!, il nostro Capitano reo di aver mandato nel posto a lui più consono l'arbitro Rizzoli dopo che quest'ultimo lo aveva ostacolato platealmente durante Udinese-Roma.

E'stato ammonito, mille euro di multa e questo ha dato la stura ad una serie di reazioni esagitate ed isteriche della stampa d'opinione contro un presunto atteggiamento di favore nei confronti del giocatore italiano più forte degli ultimi vent'anni.

Penne radical chic o criptoleghiste innaffiate dal curaro, dall'odio anti romano nei confronti di un uomo, prima che un giocatore, coraggioso, sincero, che si schiera al contario di suoi colleghi illetterati e magari dalla voce cavernosa.

Ma bando alle ciance.

Colonna sonora già utilizzata ma a me i bis non dispiacciono.

Una di quelle canzoni che mi porterei su un'isola deserta: Mano Negra, Out of Time Man, new version 2005.

Eh sì, i pennivendoli stanno proprio fuori tempo.

Ci pensa il solito Roberto Renga, Il Messaggero, 15 aprile 2008, a mettere i puntini sulle i:

"Se di mezzo non ci fosse Francesco Totti, dei ”vaffa” di Udine, visti in tivvù e non allo stadio, sì e no si sarebbe parlato.

Sabato sera a Torino, tanto per dire, è successo di peggio. Per non dire di tutte le partite: Del Piero che ci manda l’arbitro, Gattuso che ci manda il mondo, Inzaghi che parte dai guardalinee per arrivare ai superiori.

E’ l’esasperato calcio di oggi, perché questi ragazzi nella vita di ogni giorno si guardano bene dall’usare lo stesso linguaggio. In campo succede e dovremmo chiederci perchè.

L’ultimo caso di Totti è chiarissimo. Rizzoli non l’ha espulso perché sapeva che il primo e più grave errore era suo: non doveva stare dove stava.
Così ha finito per impedire a Totti di tirare e dunque di segnare. Rizzoli ha capito lo sfogo del capitano: tutto qui. In un altro momento gli avrebbe dato il rosso.

Però Collina lo fermerà.

Ci sembra abbastanza semplice e anche per questo riteniamo che alla base delle polemiche ci sia una profonda antipatia per Totti e per la sua palese romanità.

Le cose non cambiano mai, nonostante il mondiale, la gamba rotta, le barzellette, la pubblicità.

In giro c’è gente che non aspetta altro che un suo passo falso e la vediamo ghignare nei vari salottini televisivi. Che poi in questa vara umanità ci siano personaggi che hanno fatto mille volte di peggio, poco importanta.

Ciò che conta è straparlare di Totti.


E’ una vecchia storia. Dette i primi calci e dissero che aveva il sederone: non sarebbe mai diventato un campione.

Rilasciò qualche intervista e lo infilzarono: non sa parlare, uno che sbaglia i verbi non diventerà mai un personaggio, come se per calciare sia necessario conoscere la consecutio.

Stava male, chiedeva di saltare l’allenamento della nazionale: niente. Doveva andare a Coverciano per la visita fiscale. Credevano a chi spediva una lastra con il dito rotto di un altro, ma a Totti, dai, non si può dar retta.

Sacchi voleva convocarlo. Gli dissero: attento, è un pessimo soggetto, fa come gli pare. Lo chiamò e scoprì che era una pasta di ragazzo.

E allora perché avevano messo in circolazione quelle sciocchezze?


Forse, come dice lui, solo perché è romano e in giro per l’Italia i romani non li conoscono e non li capiscono.

Ridono con Sordi e di Sordi e oltre non vanno.

In Nazionale l’hanno sempre criticato.

I giornali del nord l’hanno spesso dipinto come un guappo romano, abile con pallone e coltello.

In Portogallo un danese di nome Poulsen lo provocò sino a fargli perdere la testa: uno sputo. Nemmeno una parola contro Poulsen o la televisione danese che non lo perse mai di vista, aspettando il gesto di reazione.

Una cascata di insulti addosso a Totti. Lo picchiavano e lo invitavano a non fare storie: il solito romano piagnone e nato stanco.

Si ruppe una gamba, recuperò in due mesi e mezzo, contribuì al mondiale in modo pesante.

Scrissero che giocava in carrozzella.

E un altro, in prima pagina, qualche mese dopo: ”Ha fatto più Cassano in un tempo che Totti in tutto il mondiale”.


Chi lo conosce, gli vuole bene. E gli altri? «Mi massacrano», dice Francesco.

Ieri sera ha festeggiato i sessanta anni di Lippi e ne ha approfittato per chiedere scusa a Rizzoli.

Il giudice sportivo gli porterà via mille euro: poco più di trecento euro a ”vaffa”.

Prezzo modico, Tosel ha cuore e cervello".

Robertino non l'ha scritto ma il quarto vaffa.. ce lo aggiungo io!!!

martedì 15 aprile 2008

Walking In Memphis


Da un articolo di Roberto Renga, "Il Messaggero", 14 aprile 2008:

"E’ giusto che il prossimo zio d’America sappia che cos’è oggi la Roma. Se davvero Rosella Sensi gli volesse aprire, sorridendo, il portone del villino Pacelli, qui non troverebbe macerie o, come oltremare amano pensare, le rovine dell’impero romano, ma un club e una squadra da podio europeo.

E’ bene ricordarlo nel giorno della vittoria di Udine e dell’apertura dei seggi elettorali in Italia. Perché il ”Los Angeles Times”, in occasione delle elezioni, riserva al nostro paese una definizione agghiacciante: ”Terra di corruzione e decadenza”.

Roma è la capitale di questa terra e potrebbe essere facile, vivendo negli Stati Uniti, confondere il paese con la città più importante e la politica con il calcio, che recentemente ha dato ed esportato il peggio di sè.

La Roma vive in un’isola giallorossa: attorno girano squali e bucanieri. La Roma li guarda e li combatte.

Si parla molto del deficit che non farebbe dormire i Sensi. Ma una cosa sono gli affari privati della famiglia e un’altra la Roma.

La società è solida e guidata con rara intelligenza. Da qualche tempo vive dei suoi proventi: segno di ricchezza di idee, non di povertà economica. I bilanci sono a posto e il futuro, anche senza interventi esterni, appare roseo.

Le basi per fare bene per molti anni ci sono. Totti non ha voglia di smettere, poi ci saranno De Rossi, Aquilani, Mexes e tutti gli altri.

Non è vero che la Roma di oggi vale quella di ieri.

In Champions è andata meglio e adesso è quinta in Europa. In Italia il progresso è evidente: basta guardare la classifica e interpretarla. Un anno fa tra Inter e Roma c’era un abisso.

Adesso, senza aiutini, la Roma si troverebbe in fuga, inseguita dalla ricchissima Inter.

La Roma ha uno stile che è solo suo, simbolo della sportività portata all’eccesso, tanto che qualche volta la vorremmo meno educata e più stradarola. I tecnici sono in linea con la politica societaria e hanno scelto e guidato giocatori in sintonia.

Tutti insieme, compresi i tifosi, cresciuti nell’ambiente giusto (a parte qualche cretino che gira con il coltello), rappresentano un modello calcistico e comportamentale.

Grazie al lavoro, la Roma è cresciuta e ancora può crescere.

Si dice che sia arrivata l’ora del definitivo salto di qualità e che per farlo occorrano montagne di soldi.

Forse è vero. Però molti ricchi hanno sbagliato e non sempre il danaro porta il successo. Meglio averlo, comunque.

E per questo molti tifosi si augurano l’arrivo di dollari freschi.

In questo momento pensiamo a Franco Sensi, alle sua battaglie e ai suoi sacrifici.

Se la Roma guarda l’Italia dall’alto e fa gola a tanti, lo dobbiamo a lui e alla sua lezione.

Trattatelo bene".

Pugni Chiusi


Nonostante i sondaggi sventolati, le improbabili rimonte e i "ma anche", Silvio Berlusconi per la terza volta è tornato a guadagnare il governo del paese.

Tre volte tre per il cav. che come l'anatra fenice è risorto dalle sue ceneri. Una vittoria sonante soprattutto grazie alla Lega che ha razziato fior di voti nel Nord.

Vengono spese lacrime calde per la scomparsa della sinistra radicale. E'inutile piangere quando si è condannati dalla storia, quando si elegiano Milosevic e Fidel, quando si dice di no a tutto, alla Tav, alle soluzioni per la monnezza, a tutto lo scibile. Ci si inventa difensori dei movimenti tranne il fatto di candidare D'Erme ma di preferire Vendola al parlamento europeo.

Se Bertinotti avesse passato meno tempo ad arrotare le R sui divani bianchi di Porta a Porta forse si sarebbe accorto che la "mitica" classe operaia, soprattutto al nord, è cambiata e non ha intenzione di partire lancia in resta alla concquista del Sol dell'avvenire.

E Walter? Walter ha fatto quel che poteva, partito in ritardo ha limitato i danni ed ha contribuito alla semplificazione del quadro politico.
Partendo con una sconfitta che rimane il minimo comune denominatore della sinistra italiana ma dopo l'esperienza del governo Prodi (uno dei migliori degli ultimi trent'anni) percepito come un'escrescenza maligna di più non si poteva fare.


Cosa resta? Un paese che nè stampa, radio e tv ci hanno saputo raccontare, un nord stanco delle lentezze romane e un sud alla ricerca di nuovi padroni.

L'Italia ha scelto di continuare a sognare, ha preferito la poesia alla prosa.

Resta il dubbio che il sonno potrà essere agitato e che, durante la notte, ci si possa svegliare stringendo i pugni.
Quei pugni che, come cantava la straziante voce di Demetrio Stratos nel 1967 con i Ribelli, sono chiusi.

E pare che, questa volta, lo rimarranno per molto tempo ancora, forse per sempre.

lunedì 14 aprile 2008

Bandolero - Paris Latino

Che belli gli anni '80 e che bella questa canzone, o no?

martedì 1 aprile 2008

WASHINGTON'S JOURNAL


Lucio Dalla tanti anni fa cantava l'inutilità di venire a Washington, "non si vede un cazzo, non è rimasto niente nemmeno lì", e forse molto torto non aveva.
Non è facile formulare un giudizio estetico sulla capitale statunitense.

Città anonima? Sicuramente.

C'è qualcosa da vedere? Poco.

C'è qualcosa di americano? Si, ma forse l'America è un'altra cosa.


La camminata per il Mall, per i vari mausolei dei presidenti americani o i memoriali sulle varie guerre qualcosa ti lascia, ma di indefinito, di accennato e non detto.
La questione razziale poi, la differenza ancora enorme tra bianchi e neri, la scortesia di questi ultimi, quasi una sfida verso di te, straniero e rappresentante di quei Wasp che tanto male hanno fatto e fanno contro la comunità afroamericana.

La mentalità della stragrande maggioranza delle persone incontrate, poco flessibili e quasi mai disposte a venirti incontro ma, allo stesso tempo, sacche di gentilezza inaspettate, al cointrollo doganale in aeroporto o nei National Archives.

Post sicuramente contraddittorio, contraddittorio come questa città che non è tutta l'America ma ne è la degna capitale. Una città fifty-fifty pronta ad offrirti sempre un diverso lato della medaglia e a farti comprendere che non è facile tagliare e dividere la realtà in due.

Tantomeno una realtà complessa come quella americana.

Ma non così complessa da non farti arrivare sul groppone le prodezze di Cristiano Ronaldo e di Rooney...