martedì 30 ottobre 2007

GENOVA PER NOI


"Grazie perchè" cantava nel 1985 Gianni Morandi assieme ad Amy Stewart.

Grazie all'Italia dei Valori di Di Pietro e all'Udeur di Mastella perchè, ci fossero ancora pochi dubbi, abbiamo capito di che pasta sono fatta queste due stampelle del governo Prodi.

Hanno votato assieme al Polo in commissione affari costituzionale della camera, riuscendo a bloccare la creazione di una commissione parlamentare sui fatti di Genova del 2001. Quelli che potevano cambiare le sorti della votazione, due deputati della Rosa nel Pugno, erano allegramente in altre faccende affaccendati pensando bene di non rientrare in Commissione.

Risultato? L'idea della commissione va in naftalina, facendo esultare il polo di centrodestra.

Che bella famigliola: ispiratori dell'indulto attualmente sotto inchiesta, tangentisti craxiani, libertari cannati, forcaioli amici delle guardie tutti assieme in una bella ammucchiata degna dei film di Joe D'Amato (Che Dio ti abbia sempre in gloria Joe...).
Ma d'altra parte come pensare che la siatuazione potesse essere diversa quando il Capo della polizia dell'epoca, De Gennaro, è diventato capo gabinetto del ministro Amato?

Carini Mastella e Di Pietro, sempre litigiosi, ma uniti quando si tratta di non toccare i potenti e di stare dalla parte della divisa ma d'altra parte anche il commissario Basettoni era amico di Gambadilegno

Che poi la commissione fosse vergata a fuoco sulle pagine del programma dell'Unione e che la traballante maggioranza al Senato si regga anche sul voto di Heidi Giuliani, mamma di Carlo ucciso da un carabiniere servitore della repubblica italiana, fa soltanto storcere la bocca in una smorfia di disgusto.

venerdì 19 ottobre 2007

DA QUI ALL'ETERNITA'


E anche Deborah Kerr ci ha lasciato. A 86 anni l'attrice scozzese ha lasciato una vita davvero entusiasmante e piena di soddisfazioni cinematografiche coronate dall'Oscar alla carriera nel 1990.
Grande attrice e splendida donna.
Per ricordarla niente di meglio che rammentare quello che forse resta una delle scene più sexy della storia del cinema.
Allora, anno di grazia 1953, Fred Zinnemann (il regista di Mezzogiorno di fuoco) dirige Da qui all'eternità, un bel melodrammone che ripercorre la non lontana esperienza americana durante la seconda guerra mondiale. Tante storie sovrapposte in quell'estate del 1941 a pochi giorni dall'attacco giapponese su Pearl Harbour e su tutte il torrido amore tra il sergente Milton Warden (Burt Lancaster) e Karen Holmes (proprio Deborah Kerr).
E le spiagge del Pacifico, delle Hawaai saranno il più bel palcoscenico dell'amore tra i due ed i loro baci danno veramente un brivido pensando che si tratta di immagini di 56 anni fa anche se basta guardare il fisico, il look dei due per vedere quanto in realtà siano moderni.
I baci appassionati di due giovani per i quali la guerra rappresenterà un addio alla giovinezza ed un salto impetuoso nell'agone della vita.
Ma quei baci sulla spiaggia restano un ricordo davvero indelebile così come il dialogo tra i due "Nessuno mi aveva mai baciato così", "Nessuno?", "Nessuno".

martedì 16 ottobre 2007

LA VITA AGRA


Ho avuto la fortuna, nella mia vita, di aver letto tanti libri e rimango però sempre sorpreso quando ne leggo uno che mi lascia belle sensazioni.
Il merito va tutto a Luciano Bianciardi ed alla sua "La vita agra"(1962), un volume che quando uscì scatenò un pandemonio.
Occhio alla data, pieno boom economico, paese ottimista, vitale, convinto che le penurie del dopoguerra fossero finite per sempre, la Dc inaugurava la strada verso il centrosinistra con le nazionalizzazioni dell'energia elettrica e la riforma della scuola media unica. Insomma, ottimismo a tutta callara, via verso lo sviluppo, al bando fame e stenti.
Tutto giusto ma si dà il caso che Bianciardi non la pensasse proprio così ma chi era Bianciardi?
Luciano Bianciardi era un intellettuale, uno scrittore, un professore di liceo che, vivendo a Grosseto dal 1922, da quando ci era nato, si era stancato e colse l'occasione di una chiamata alla neonata editrice Feltrinelli per salutare la Maremma e trasferirsi a Milano.
Lasciata la moglie ed una figlia si trasferisce nella capitale lombarda ma presto il sogno si trasforma in incubo. Bianciardi si sente disadattato, odia quella vita a cento all'ora, le falsità delle case editrici, la vita da poveraccio in giro per pensioni luride, in trattorie dove potevi trovare uno scarafaggio nell'insalata assieme ai pittori di Brera.
Il licenziamento dalla Feltrinelli, la scelta di tradurre in casa (sua la versione pirotecnica di "Tropico del cancro" e "Tropico del capricorno" di Henry Miller) in modo da conservare una certa autonomia. L'incontro con Maria, giovane militante comunista romana, il vivere con pochi soldi, tradurre assieme, dormire, scopare, arrivare al 27.
E intorno a loro questi milanesi incazzati, senza amore, sempre di fretta, aridi, che sui tram affollati non si parlano, si evitano e anzi Bianciardi si stupirà del fatto che le persone li aspettino anche una fermata prima del capolinea.
Stanco, stufo, Bianciardi scriverà quella che chiamerà" la storia di un'incazzatura", un libro contro Milano, "la storia di una nevrosi, la cartella clinica di un'ostrica malata che però non riesce nemmeno a fabbricare la perla".
E diventerà un caso, pochissime stroncature, tirature altissime.
Ma Luciano Bianciardi aveva cominciato a morire, a bere, ad ammalarsi di cirrosi epatica ed una depressione latente lo porterà a spegnersi nel 1971, solo, a Milano. Maria se ne era andata, con il figlio Marcello, stanca di un uomo del genere.
Lui aveva scritto altri romanzi, collaborava alle pagine culturali de "Il Giorno", fu chiamato da Gianni Brera a curare la posta del "Guerin Sportivo", critico televisivo per "Abc", una delle prime riviste porno soft.
Il libro: un diluvio, un profluvio di parole, di invenzioni linguistiche, di malinconia, di gioia, di odio viscerale per Milano e di rimpianto per la Grosseto natia. Una critica dura, sferzante e senza ritorno del boom economico, di tutte le convenzioni, le falsità di una società nata vecchia che con una botta di cipria, da vera cocotte provinciale, cerca di mostrare quello che non è.
Una Milano che stava cominciando a diventare grande, che sotterrava i vecchi navigli, che spianava i quartieri operai, popolari, le case di ringhiera per costruire grattacieli, per giocare ad essere la New York italiana. Di lì a pochi anni ci sarà la calata dei socialisti craxiani che, stanchi del sol dell'avvenire, preferiranno il verde dei bigliettoni, tangenti, feste, il nulla.
E Milano, parole e musica di Ivano Fossati, diverrà "livida e sprofondata per sua stessa mano".
Solo che 21 anni prima Bianciardi l'aveva già capito chiudendo gli occhi in una casa vuota del capoluogo lombardo, al buio, circondato da bottiglie, terribilmente e per sempre vuote.
Per saperne di più, Pino Corrias, Vita agra di un anarchico. Luciano Bianciardi a Milano, Baldini & Castoldi, Milano, 1993

lunedì 15 ottobre 2007

LE VENT NOUS PORTERA...

Bertrand Cantat, il leader dei Noir Désir, condannato a otto anni per aver ammazzato la sua compagna Marie Trintignant, ha ottenuto la libertà provvisoria e domani lascerà il carcere di Muret.

La mamma della Trintignant, Nadine, non ha smesso di criticare a voce alta tale provvedimento arrivando a chiedere al presidente Sarkozy, con una lettera al quotidiano "Le Figaro" di bloccare il provvedimento.

Sembra passata una vita da quel luglio del 2003 quando Cantat uccise, durante un litigio in un albergo di Vilnius (Lituania), la sua compagna. Non fu uno dei tanti atti di violenza casalinga verso le donne perchè i due non erano una coppia qualunque.

Lei, famosa attrice, e figlia deell'attore Jean Louis, da sempre impegnata politicamente a sinistra.
Lui un simbolo della musica impegnata, leader di un gruppo musicale famoso per l'appoggiare cause civili, orgogliosamente comunista e antifascista.
Sembravano fatti l'uno per l'altra ma la gelosia, la violenza hanno portato Cantat dritto all'inferno.

E ora, uno di quei dilemmi che sempre si pongono in casi come questi.

Il detenuto modello ha fatto di tutto per comportarsi bene tanto da poter usufruire della libertà provvisoria.
Il dolore dei familiari, la felicità dei fans di rivedere il proprio idolo tornare sulle scene.

Sì, perchè gli altri tre musicisti, che mai hanno abbandonato l'amico in difficoltà, hanno intenzione di tornare assieme rispettando l'unico limite deciso dal giudice: Cantat è vincolato a non parlare, nè in prosa e nè in musica, della vicenda che lo ha visto protagonista.

Il paese però sembra spaccato: anche tra gli amanti dei Noir Désir il misfatto ha lasciato solchi profondi. Come si concilia un atto così comune, quasi banale nella sua crudeltà, con una vita descritta come diversa? I principi, l'antirazzismo, l'antifascismo, l'essere a sinistra con un assassinio così feroce?

Ma soprattutto le parole dette e pensate sembrano solo un fastidioso brusio di fronte al dolore dei genitori che quotidianamente vanno a visitare la tomba di Marie, nel verde prato del Père Lachaise, accanto a Edith Piaf e Jim Morrison.

La fine è nota.
La giustizia va avanti automaticamente, il giudice non può ma soprattutto non deve agire con il cuore ma secondo legge. Sul campo rimangono l'assassino, i genitori ed i quattro figli della vittima.

Ed è in questo rapporto circolare che forse sta il dramma nel dramma.

domenica 7 ottobre 2007

EPPURE SOFFIA


Il 7 di ottobre del 2002 moriva Pierangelo Bertoli, un cantatutore del quale si sente molto la mancanza e che in pochi ricordano.
Mi piace ricordarlo con una sua canzone "Il centro del fiume" che credo sia sempre attuale.