domenica 12 ottobre 2008

DIE ENDE


Solo due settimane fa aveva stravinto le elezioni, solo due settimane dopo la sua folgorante carriera politica ha trovato un ostacolo insormontabile in una curva bagnata.
Jorg Haider, l'uomo nero, il terrore dell'Europa benpensante ha smesso per sempre di far paura.
La scena politica austriaca non era stata più la stessa da quando l'aitante governatore della Carinzia aveva stravinto le elezioni del 2000 portando uno scossone inatteso nella cloroformizzata vita politica austriaca oramai anestetizzata da un cinquantennio di condominio al potere tra i socialdemocratici e i democristiani. Un successo, bissato dopo un periodo oscuro pochi giorni fa, ottenuto attraverso dichiarazioni poco interessate al politically correct: rivalutazione dell'occupazione nazista, immigrati come problema, lotta alla criminalità. Niente di particolarmente nuovo, un mix tra populismo, xenofobia, ecologia che va molto di moda e che sarebbe sbagliato etichettare semplicisticamente come politica di destra visto che non pochi elettori socialdemocratici della "cintura rossa" viennese non avrebbero fatto fatica a condividere.
Ma, c'era un ma e nemmeno dei più piccoli.
Haider era austriaco e il suo cognome iniziava per H. Come scrive oggi su "La Repubblica" Paolo Rumiz, tutto questo non poteva passare inosservato e nè lasciare indifferenti. Era la stessa Austria dei caffè, della Sacher, di Mozart, la vecchia Felix Austria austroungarica del vecchio Cecco Beppe che coltivava in sè una carica eversiva e affascinante al tempo stesso e che dal suo ventre profondo aveva prodotto un giovane imbianchino di nome Adolf Hitler.
Ancora una volta dal paesaggio di cartolina della Carinzia, al confine fra Italia e Slovenia, era arrivata un'ondata di novità che ci aveva portato a ripensare alle nostre certezze. La destra austriaca, forte di un grande risultato, dovrà capitalizzare questa messe di voti in una situazione quantomai difficile visto il probabile incarico a cancelliere per il leader socialdemocratico.
Ma forse nella notte fredda di Klagenfurt non è morto solo Haider ma il sogno di una ritorno alle radici, ad una purezza etnica che sembrano davvero fuori moda in un'Europa, in un mondo oramai globalizzato.

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