mercoledì 28 marzo 2007

DOUCE FRANCE...

Stacco per qualche giorno, mi aspetta un fine settimana a Parigi. Conto di ritrovarvi al ritorno quando vi racconterò qualcosa della realtà francese e vi darò qualche consiglio per gli acquisti di carattere cine-letterario.
Insomma, se la Ryanair vorrà lunedì torneremo a risentirci e se no...

un'unica cosa: è stato breve ma intenso!!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Andrea,

Come una tua amica ha scritto, il tuo stilo è intrigante.
Complimenti per l’articolo sul problema del razzismo legato al calcio.
Per quanto riguarda l’articolo sulle proteste a Bertinotti, io credo che protestare un rappresentante del governo non sia una cosa sbagliata. Io non sono lì in Italia, ma se ci fossi stato, anche io l’avrei contestato.
Vedi, contestare non significa voler il ritorno di Berlusconi. Come anche l’averli votati (Prodi & co.) non significa essere sempre d’accordo con le loro decisioni. Noi abbiamo dato loro la nostra fiducia, abbiamo posto in terra dei binari, e se il treno tende a deragliare da quella che consideriamo la giusta via, abbiamo il dovere di ricordare al treno la direzione che noi riteniamo quella sensata.
Come hai detto benissimo, l’Afghanistan come l’Iraq è un pantano (vedi questo link: http://www.eguaglianzaeliberta.it/articolo.asp?id=761 ), allora perché continuare? Quali interessi dietro?
Come spesso abbiamo discusso, sono paesi in cui esiste una diversa cultura, una diversa storia, una diversa religione, una diversa società insomma. Perché vogliamo esportare i nostri ideali e idee di vita? Aiutare un popolo lo si fa con le idee, le strutture e le persone (Emergency, missionari comboniani, volontari, ingegneri, ospedali, strutture…) non con gli eserciti. Alcuni rispondono che là dove non c’è sicurezza non si possono installare ospedali senza l’esercito: be’, ditelo a Gino Strada il quale si è guadagnato (non l’ha imposta) la fiducia della popolazione afgana, lavorando e aprendo le braccia “no matter who you are”.
E allora per finire, contestare, non significa sottostimare l’operato di un governo. Protestare è ricordare a loro, i nostri rappresentanti (eletti da noi e come dice Beppe Grillo “nostri dipendenti”) che una parte (grande) dell’elettorato non è d’accordo, non è rappresentata. Anche perché il famoso programma dell’unione…va be’ alla prossima.

Enrico (Sud Africa)