giovedì 20 settembre 2007

DINAMICI...


E uno...
Il racconto ispirato di Tonino Cagnucci da "Il Romanista" di oggi:
"Simone Perrotta "a Reggina" era stato il peggiore in campo, ieri ha fatto il gol dopo i sette secondi e gli undici passaggi (contati) più belli della storia del calcio;
il Real Madrid, invece, pare che abbia richiesto Marco Cassetti al posto di Salgado e Sergio Ramos (offerta fatta in busta con dentro, sembra, addirittura Comotto):
nella Roma gli ultimi sono già i primi, quando giochi come in paradiso (pure fosse per qualche sprazzo come ieri ) è così.
Vangelo secondo Spalletti: quegli undici passaggi contati contano più dei quattordici con cui l'Olanda e Cruijff si presero il rigore a Monaco di Baviera dopo un minuto.
Dopo 33 anni (l'età giusta) s'è rivisto qualcosa di simile.
Stadio Olimpico di Roma, terra promessa: questa squadra non è più a venire, e questa Champions League non sarà solo un'avventura.
Gli ultimi, quelli dell'1-7, sono già i primi.
In Italia come in Europa: il Manchester è dietro, l'Inter perde contro Roberto Carlos in Asia, mentre Tonetto fa il cross perfetto.
Perfetto.
O quasi.
Se c'è una cosa, ma proprio una cosetta, che non va in quest'altra notte di Coppe e di Campioni (e gli esami non finiranno mai veramente) è il dato dei paganti: 31.508. Cose che una volta per la Roma erano da stadio di Valmontone («A Valmontone, giocate a Valmontone...») e che invece nel calcio moderno non sono nemmeno da buttare via, anzi se c'è una felice anomalia nel pallone del duemila (e sette) è la passione della gente romanista.
Chissà se tra quei trentamila e passa (grandissima la Curva Sud, come prima e più di prima, sempre piena) c'era anche il cretino che tirò dalla supermegatribunad'onoredeche tre anni fa a Frisk la monetina? D
ove sta adesso?
Lui boh, quello tontolone della Juve condannato, la Roma prima. Eccola l'importanza di questi 3 punti, di quest'altra vittoria senza macchia e senza paura (Doni non prende gol da quando si faceva la porta col gessetto sotto casa sua): la nemesi contro la Dinamo Kiev è perfetta, l'esorcismo di quella serata maledetta è compiuto.
I tre anni che sono passati, sono passati tutti ieri, in un pugno che si apre come quegli undici passaggi contati (o erano 28?) della fantastica super-fantastica ragnatela punk romanista (è stata rete appena s'è dipanata).
Non può essere un caso mai che ieri, a parte Perrotta (gol di testa e assist con la testa), De Rossi (De Rossi è più o meno sempre il concetto stesso di paradiso), Totti (il messia tout court) Tonetto-Carlos (date a Roberto Mancini il fazzoletto che s'è persa Desdemona col Cassio) Juan (One) il migliore sia stato Philippe Mexes. A un certo punto sembrava dovesse uscire lui, quando era già la fine, e invece s'è rivolto alla panchina, ha fatto segno di sostituire qualcun altro: questa partita voleva giocarsela tutta, era una cosa che gli era rimasta, come dire... sospesa.
Il discorso interrotto della Coppa dei Campioni nell'incubo del Teatro dei Sogni dell'Old Trafford, la Roma l'ha ripreso nel migliore dei modi e dei mondi possibili: è stata la centesima vittoria in Europa della nostra storia, e Totti ha segnato quasi il doppio con questa maglia storica: quello di ieri è stato il 190.
Numeri tondi, perfetti e anche più grandi, se uno scopre che la Dinamo Kiev veniva da sette vittorie di fila, che, come un vecchio ritornello, gli ucraini erano-sono avanti nella preparazione, che questa squadra solo adesso sta cominciando a giocare ogni tre giorni, che Mancini (Amantino) era appena al suo esordio, che anche Ferrari è tornato, che in panchina c'era gente che ha vinto da sola questa coppa, e che fra quattro giorni, anzi già tre, da queste parti arriva la Juventus.
Ecco, adesso arriva la Juventus e qui nessuno ha più paura. Perché non chiamatelo big match quest'incontro con la neopromossa, perché nel calcio è possibile che gli ultimi diventino i primi anche perché quelli che arrivavano sempre primi sono arrivati già ultimi.
Anzi, retrocessi.
Anche quello è stato un passaggio in paradiso.
Un undici più uno.

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