sabato 28 luglio 2007

AUGURI ROMA!



80 anni d'amore, semplicemente... di Roma!!!!

Il racconto della festa giallorossa di domenica sera nell'articolo di Antonio Maglie dal "Corriere dello Sport" del 27 luglio 2007:

"Un unico, gigantesco palpito, tre milioni di cuori quanti ne stimò alcuni anni fa l’Eurisko.
Avvolti in una ban­diera fatta di luci.
E di due soli colori: giallo e rosso.
Sweet Dream: le note di Annie Len­nox rimbalzano dagli altopar­lanti dell’Olimpico mentre le mamme esibiscono orgogliosi i loro bambini inguainati in cal­zoncini e magliette degli unici colori possibili.
Sul bavaglino il «programma» di una squadra e di una tifoseria: Veni, Vidi, Vi­ci.
Un sogno dolce lungo ottan­t’anni, a volte amaro ma mai ri­pudiato, come si dice nei matri­moni, nella buona e nella catti­va sorte.
La sorte è passata sot­to gli occhi degli oltre cinquan­tamila dell’Olimpico e sugli schermi di chi simbolicamente era lì.
I giorni della nascita, quel 1927 in cui gli uomini co­noscevano cose nuove: Lin­dbergh che con il suo Spirit Of Saint Louis attraversava in vo­lo l’Atlantico, le prime immagi­ni televisive via cavo, i film con il sonoro. La Roma nasceva con Benedetto XVI e Ferenc Pu­skas.
E’ cresciuta, la Creatura.
La guarda orgoglioso dalla sua so­lita poltroncina, il presidente Franco Sensi.
La guardano i ti­fosi che sono cambiati, in que­sti otto decenni.
Roma ha cele­brato Roma. E anche la storia di una città che è lì da tremila anni, con le sue passioni, a vol­te esagerate, ma sempre genui­ne. Perché la città e la squadra hanno intrecciato le proprie vi­te, a volte caratterizzando an­che le vite di altri venuti da al­tri posti, altre realtà e rimasti coinvolti.
Come testimonia Li­no Banfi romano di Canosa che ricorda il suo amico Nino Man­fredi cantando quella canzone che ha in qualche maniera tra­sformato il romanesco in una lingua internazionale come l’inglese («Tanto pe’ cantà»).
E’ la Roma del calcio e la Roma del cinema, di Gassman e, so­prattutto, di Alberto Sordi. E’ un coinvolgimento che testimo­nia Carlo Ancelotti: «Grazie per gli otto indimenticabili an­ni che mi avete regalato. So che avete un sogno da coronare: io l’ho appena realizzato, auguro presto altrettanto a voi». Il rife­rimento, nemmeno celato, alla Champions League.

Si susseguono e si sovrap­pongo le immagini. Si susse­guono e si sovrappongo i prota­gonisti delle diverse «Ere» cal­cistiche.
A volte le «Ere» si me­scolano come nella partita fina­le con Ancelotti in campo insie­me a Totti.
E da lontano un indimenticato spettatore e ca­pitano: quel Nino che come cantava Francesco De Gregori, non doveva aver paura di tira­re un calcio di rigore perché non è da questi dettagli che si riconosce un calciatore.
Di Bartolomei non aveva paura in campo, solo la vita lo ha piega­to.
E ieri sera è riapparso in campo con il figlio Luca, una goccia d’acqua, gli stessi occhi buoni.
Il tempo si è fermato mentre sul mega-schermo scorrevano le immagini di Ni­no, con la sua maglia numero 10. Il calcio è questo: un gran­de romanzo con un lieto fine da riscrivere quasi ogni giorno.
Chissà quanti finali avrà vi­sto riscrivere Amedeo Amadei, il Fornaretto frascatano che avrà vissuto questa serata sen­tendosi come il protagonista di quel famoso film americano, «Ritorno al futuro».
Lui ha avu­to il privilegio di costruire il passato e anche la fortuna di guardare in faccia il presente. Che gli si dipana davanti agli occhi, mentre sul palco salgo­no quelli che qui forse non ci sarebbero se non ci fosse stato lui più di mezzo secolo fa.E la mamma sussurra al­l’orecchio del bimbo i nomi di quelli che hanno attraversato la storia di un sogno dolcissimo: Giacomino Losi e Ghiggia, Sor­mani e Pizzaballa, e Cerezo che è sempre lo stesso, con un filo di pancia in più e la voglia di divertirsi.
La stessa degli anni in cui la Roma di Dino Viola sfi­dava la Juve di Giampiero Bo­niperti; e Falcao era l’Ottavo Re di Roma perché a questa città sette non ne bastavano.
E Nela, l’Hulk genovese.
E Pruz­zo.
E Aldair, il più amato.
E Montella.
E Delvecchio.
E Bru­no Conti che unisce, con ruoli diversi epoche diverse.
Il pre­sente è quello sotto il segno di Totti e Spalletti.
Lassù in tribu­na Franco Sensi li vede sfilare con le maglie nuove.
Lui festeg­gerà ottantuno anni fra qualche giorno.
Solo uno in più della Roma: le storie possono essere perfette anche nei numeri.

Sof­fia forte, Roma, su quelle ottan­ta candeline".

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