lunedì 4 agosto 2008

GIOCO DI SPECCHI


Mattinata con due notizie a prima vista diverse ma che in profondità possono nascondere dei punti contatto.

La scomparsa di Alexander Solzenicjin, uno dei massimi scrittori mondiali e già premio Nobel per la letteratura, il cantore dell' arcipelago gulag, scomparso ieri sera.

Grazie alla sua penna abbiamo potuto conoscere gli orrori e le storture dello stalinismo, la crudeltà e l'efferatezza dell'universo concentrazionario sovietico. Dieci anni di durissima detenzione a causa di una lettera nella quale lo scrittore avrebbe alluso in modo sconveniente al Piccolo padre della patria, Stalin, una caduta in un incubo raccontata poi lucidamente.
Il clima ostico, la ripetitività delle azioni, le stupide crudeltà, le meschinità degli altri prigionieri rese in modo magistrale, un ulteriore colpo nei confronti di chi continuava ad auspicare un mondo nuovo guidato dalle speranze di un comunismo dal volto umano.

Di fronte ad un uomo così coraggioso che avuto il coraggio di difendere le proprie idee è davvero terrificante tornare alle facezie di cosa nostra e leggere le dichiarazioni di Alemanno e Fini su una riapertura del processo contro Fioravanti e la Mambro sulla strage di Bologna. In questo dibattito quello che manca è sempre il pensiero degli 85 morti, calpestati ancora una volta in nome di gretti interessi di parte.

Non si vuole scoprire la verità ma saldare un debito di gioventù: voi mettevate le bombe e noi, in doppiopetto, facevamo carriera con l'aria rispettabile. Ma forse quello che occorre spiegare sono le responsabilità di coloro che armavano giovani ragazzi in nome di una impossibile rivoluzione nazionalfascista facendogli fare un lavoro sporco.

Sono passati 28 anni, i debiti di fede non cadono mai in prescrizione.

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