Da un'agenzia di pochi minuti fa:
TORINO - E' morto Giuseppe Demasi, 26 anni, il settimo operaio ustionato nell'incendio del 6 dicembre alla Thyssenkrupp di Torino.
Un anno fa moriva Alberto D'Aguanno, inviato sportivo di Mediaset, all'età di 42 anni. Oggi è stato toccante il ricordo di Sandro Piccinini a Controcampo utilizzando quella che era la sua canzone preferita, No surprises dei Radiohead.
Lo voglio ricordare in quanto apprezzavo moltissimo la sua simpatia, la competenza e, dulcis in fundo, il suo essere un ultrà romanista.
Un romanista di Monza.
Su questo blog vi ho spesso parlato della mia stima per Alessandro Portelli, docente di letteratura angloamericana all'università La Sapienza, delegato per la memoria del Comune di Roma ed uno dei massimi esperti di storia orale, di quanto i suoi libri sulle Fosse Ardeatine, sui quartieri romani, sulla storia di Terni o gli affreschi sulla letterarietà dei testi di Bruce Springsteen mi abbiano sempre colpito.
Ebbene il prof. Portelli ha un blog nel quale, mentre io compivo 30 anni, esponeva lucidamente il suo punto di vista sull'emergenza sicurezza che tanto stimore sta spargendo per il paese. Anche io non ne sono immune, mi sto ponendo molte domande sull'atteggiamento da tenere su queste tematiche ma le parole di Portelli pongono un primo step davanti al quale dobbiamo obbligatoriamente fermarci:
"Nella sua autobiografia, Black Boy, Richard Wright ricorda la paura con cui cresceva un ragazzo nero nel Sud razzista degli Stati Uniti: ogni volta che succedeva qualche cosa, scrive, “non era un crimine commesso da un nero, ma dai neri.”
Tutti i neri erano colpevoli, qualunque nero andava punito, e la forma della punizione era il linciaggio.
Ai linciaggi ci siamo arrivati.
Il delitto di Tor di Quinto non è stato commesso da un rumeno, ma dai rumeni, e dieci cittadini italiani purosangue, con coltelli e bastoni, e incappucciati come il Ku Klux Klan, fanno giustizia a Tor Bella Monaca. Ed è inutile condannare queste cose a posteriori, bisogna pensarci prima alle conseguenze di certi discorsi.
Ma è ben avviato sulla strada della punizione collettiva, a colpevoli e innocenti indiscriminatamente, anche lo sbaraccamento del campo di Tor di Quinto; è una punizione collettiva e preventiva il “trasferimento” dei rom oltre il raccordo anulare, spostare il problema un po’ più in là, come la polvere sotto il tappeto.Perché è vero che il problema esiste, non nascondiamoci dietro un dito.
L’associazione che gestisce un campo sportivo accanto al terreno di Tor di Quinto da anni denunciava furti continui, scriveva al sindaco e non riceveva risposta.
La Romania (ma non era l’Albania, fino a qualche mese fa?) europea e democratica liberatasi dal comunismo non ci ha mandato soltanto il meglio di sé, come d’altronde l’Italia dell’emigrazione non ha mandato e non manda soltanto il meglio di sé in America o in Germania. Le migrazioni sono fiumi che si portano appresso anche un sacco di detriti, e non c’è diga che tenga. Ed è vero che la sicurezza è un requisito importante della vita civile, un diritto democratico: di che altro parlavano le donne che, almeno trent’anni fa, prima che ci fossero albanesi o rumeni a Roma, manifestavano con lo slogan “riprendiamoci la notte”?
Ha detto il segretario del Partito Democratico che la sicurezza non è né di destra né di sinistra.
Giusto.
Però sono di destra o di sinistra le definizioni che ne diamo, e le risposte che proponiamo. Tutte e tutti abbiamo il diritto di uscire da una stazione di sera senza avere paura; ma tutte e tutti abbiamo anche il diritto di non essere ammazzati in carcere a Perugia o a Ferrara, di manifestare senza finire torturati a Bolzaneto. Certo, per le persone ordinarie il rischio di strada è più immediato e concreto del rischio in carcere o in piazza; ma c’è uno scivolamento pericoloso, quando lo stato che chiamiamo a garantirci la sicurezza dai crimini dei marginali si considera al di sopra delle leggi e delle inchieste. Tanto che uno esita prima di dire che, in certi luoghi e in certi tempi, prima che i delitti avvengano, ci vorrebbe più polizia (polizia, dico: non vigilantes privati).
Io non so se sarebbe stato di destra o di sinistra illuminare meglio quella strada e quella stazione (quelle stazioni: io e la mia famiglia frequentavamo quella successiva, a Grottarossa, e avevamo paura di scendere la sera, anche se non c’erano ancora rumeni nei dintorni). Fra l’altro, sono convinto che l’abbandono è anche conseguenza (di destra o di sinistra?) della rinuncia a fare delle ferrovie urbane una seria alternativa al feticcio automobile, ma questa è anche un’altra storia. E non so se sarebbe di destra o di sinistra accorgersi prima che sia troppo tardi delle condizioni criminogene in cui vivono migliaia di nostri concittadini europei, e fare qualcosa per i diritti umani di quella maggioranza di loro che non è venuta qui per delinquere.
Anche loro hanno diritto alla sicurezza.
Dopo il linciaggio di Tor Bella Monaca, il ministro degli interni Amato dice, “è quello che temevo”; il prefetto di Roma Mosca dice, “era quello che temevamo.” Bene: che cosa avete fatto per prevenirlo?E poi, ovviamente, la punizione ci vuole: personale e col dovuto processo di legge, non collettiva e vendicativa; ma ci vuole.
Stavolta, anche grazie all’aiuto di una donna del campo, il colpevole è già in prigione e sconterà la giusta pena, con la dovuta certezza.
Ma gridare al “pugno duro” è infantile e strumentale. S
appiamo benissimo, e se ne stanno accorgendo persino gli Stati Uniti, che nemmeno la pena di morte fa veramente da deterrente alla criminalità. Inseguire la destra sul piano della repressione è come la corsa di Achille e la tartaruga: loro stanno sempre un po’ più in là, un po’ oltre. Più parliamo il loro linguaggio, più facciamo propaganda alle loro idee, più gli prepariamo la rivincita.
Se non vogliamo ritrovarci, come da più parti già si annuncia, con Fini sindaco di Roma, proviamo a fare nostre le sagge e preoccupate parole di Stefano Rodotà: “Serve davvero, con ‘necessità e urgenza’, un’altra forma di tolleranza zero. Quella contro chi parla di ‘bestie’ o invoca metodi nazisti. Non è questione di norme. Bisogna chiudere la ‘fabbrica della paura’. E’ il compito di una politica degna di questo nome, di una cultura civile di cui è sempre più arduo ritrovare le tracce.”
Quelli che Vucinic è 'na pippa...
Quelli che "amo comparato l'unico slavo bbono"
Quelli che senza Totti non si vince
Quelli che il Milan è una squadra de' vecchi
Quelli che la Lazio sì che gioca bene
Quelli che Delio Rossi, si che è un signore
E Calciopoli, e le sue telefonate per ammorbidire il Lecce?
E Zauri, Zauri, Luciano Zauri da Città S. Angelo, capitano laziale che come risponde ad una battuta di Totti, "Lo scudetto si vince con le piccole"?
"Totti ha mostrato ancora una volta di essere poco intelligente".
Un minuto di raccoglimento per lui...
Tra l'altro proprio ieri siamo entrati in autunno...
Ora, Mike Bongiorno è quello che è, una mummia potrebbe dire qualcuno, un pò attempato direbbe qualcun altro, una cariatide aggiungerebbe un altro ancora e forse alla fine saremmo tutti d'accordo nel dire che si parla comunque di una vera e propria istituzione.
Chiamato a condurre le serate di Miss Italia (si potrebbe poi aprire un dibattito sulla valenza di simili serate ma non è il mio compito) sceglie di avere come partner Loretta Goggi che francamente io credevo passata a miglior vita o avviata sulla strada di una meritata pensione, invece scopro avere 56 anni, devo dedurre che invecchio solo io.
Invece di stappare champagne e ballare fino a mattina la nostra amica Loretta ti pianta una scena degna della migliore attrice hollywoodiana o di una Valeria Marini innervosita. Accusa platealmente Mike di averla fatta entrare in diretta dopo 20 minuti e con una voce tremante dall'isteria spara ai quattro venti "Me ne vado, me ne vado" e mentre guadagna l'uscita mormora "Ma stiamo scherzando?".
Il povero Mike il cui colorito bianco fa pendant con lo smoking del medesimo colore rimane interdetto senza saper fare e aiutato dalla intraprendente miss Italia in carica Claudia Andreatti continua la conduzione fino al ritorno in scena della figliol prodiga Loretta che senza scusarsi riprende ancora Bongiorno e canta un pezzo con le solite imitazioni che non hanno mai fatto ridere nessuno (stavolta imita Milva, BASTA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!).
Che dire? Mamma mia che amarezza... Speriamo che sia l'ultima volta che si abbia avuto la possibilità di vedere la Goggi che sono anni che circola tra tv e teatro senza portare nulla di significativo nelle nostre vite.
Un consiglio Loretta? Divertiti in quanto come cantava Cindy Lauper nei ruggenti anni '80 Girls Just Wanna'have fun (se non la ricordi ci pensa la sempre attenta Youtube),
http://www.youtube.com/watch?v=XH3vvXi8k8M&mode=related&search=
P.s.: un caro saluto al mitico ed ingestibile Francis, ci vediamo al concerto di Liga?