lunedì 25 giugno 2007

E IL POVERO ABELE?


In questi giorni i programmi televisivi del nostro paese sono spesso interrotti da alcuni spot dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", vicino al partito radicale, per chiedere una moratoria mondiale della pena di morte.
Il presidente dell'associazione, il deputato della Rosa nel pugno, Sergio D'Elia, è spesso ospite di vari salotti tv nei quali, col numero telefonico a tracolla in puro stile pannelliano, chiede a tutti noi di contribuire finanziariamente all'associazione per non lasciarli soli in una battaglia di cotanta civiltà.
Si da il caso però che l'onorevole D'Elia che tanto si scalda contro la crudeltà umana sia lo stesso che in gioventù ha militato nell'organizzazione terroristica di sinistra "Prima Linea" ed è stato condannato a 25 anni di prigione per banda armata e concorso morale nell'uccisione dell'agente di polizia Fausto Dionisi, freddato nel carcere delle Murate di Firenze (gennaio 1978) da un commando degli stessi terroristi durante un tentativo di evasione di alcuni compagni.
L'agente Dionisi, 22 anni, lasciò la moglie, sua coetanea, ed una figlia di due anni e mezzo mentre D'Elia condannato a 25 anni di prigione ne ha scontati solo 12 grazie agli innumerevoli benefici di legge ed alla legge che riconosce l'importanza del contributo dei dissociati e pentiti.
Sorvolando su certe leggi che preniano coloro che prima uccidono e dopo, fottendosi di paura, tradiscono gli amici e parlano, parlano, parlano comportandosi non propriamente da uomini veri e cantando di fronte alle guardie, nel 2000 il tribunale di Roma lo riabilitò provvedendo a eliminare le pene accessorie tra le quali l'inellegibilità.
Grazie alla sua attività in qualità di presidente dell'associazione "Nessuno tocchi Caino", da lui fondata, e nei confronti della popolazione carceraria, D'Elia si è guadagnato un posto di deputato del parlamento e, non contento, ha ottenuto pure il posto di segretario della presidenza della Camera.
Insomma, invece di affrontare il ritorno alla vita associativa in punta di piedi, l'onorevole D'Elia continua a non lesinare comparsate in tv o dichiarazioni alle agenzie come questa
"Sui casi di tortura praticata in Iraq da funzionari delle forze americane si possono dire solo due cose. Primo: è solo grazie alla libertà di stampa americana che noi abbiamo potuto sapere, con foto e resoconti particolareggiati, delle violenze subite da detenuti iracheni. Dei torturati in regimi dittatoriali, autoritari, illiberali, non è dato sapere nulla, semplicemente perchè lì non c’è libertà di stampa, quindi di inchiesta e prova indipendenti".
In tutti questi anni mai una parola, un pensiero pubblico, un rigo, per una madre ed un'orfana vittime delle paturnie rivoluzionarie di un manipolo di imbelli disperati.
Ma rivoluzione contro chi? Ma chi ve l'ha chiesto?
E quanto sono belli tutti assieme, rossi e neri, chiedere di mettere un punto agli anni di piombo, magari assieme a Cossiga (non più Kossiga col k), o di difendere i fascisti Fioravanti e Mambro dall'accusa di aver piazzato la bomba alla stazione di Bologna? D'altra parte, questa la tesi, loro hanno confessato tutto ma la strage no, non rientrava nel loro codice di superuomini nietschiani.
Balle, solo balle mentre alla moglie a alla figlia dell'agente ammazzato dagli amici di D'Elia non è rimasto altro che vedere un lenzuolo bianco sul corpo di quello che pure una volta è stato un marito, un padre, solo un uomo, ucciso dall'indifferenza di uno Stato che, trent'anni dopo, si ripresenta con le fatttezze dell'onorevole Sergio D'Elia, indignato e accorato per la pena di morte comminata a Cuba, in Cina o in Iran.
"Nessuno tocchi Caino" ma chi ha avuto la sfortuna di nascere Abele, di non frequentare certi salotti radical chic dove ci si commuove ricordando "La meglio gioventù" oppure sezioni di An nei quali vecchi e giovani fascistoni rammentano con orgoglio le scorribande, le rapine, le uccisioni e l'elezione a senatore di Marcello De Angelis, a lungo latitante e poi condannato definitivamente per associazione sovversiva dopo aver militato in "Terza Posizione",associazione di estrema destra assieme a Roberto Fiore,condannato per analoghi reati e poi latitante?
I parenti delle vittime che devono fare, scomparire, marcire per soccombere alla nuova storia scritta dai vincitori, un grande e bello embrassons-nous, una notte nella quale tutte le vacche sono nere?
Io sto ancora dalla parte di Abele e Caino, semmai, viene dopo ma molto dopo...

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