sabato 16 giugno 2007

SE QUESTO E' UN UOMO



Che Primo Levi mi perdoni per la scelta di utilizzare il titolo del suo romanzo dedicato alla personale esperienza di deportato ad Auschwitz in un post dedicato alla vicenda dell'ex capitano delle SS, uno dei carnefici, uno degli esecutori del massacro delle Fosse Ardeatine.

Grazie alla decisione del tribunale militare di sorveglianza (quando aboliremo quella mostruosità che rispondono al nome di tribunali militari in tempo di pace) il 93enne Priebke può lasciare i domiciliari per recarsi a lavorare presso lo studio del suo legale.

Data l'infamità di un simile provvedimento, le parole servono davvero a poco.

Come studioso di storia contemporanea mi hanno sempre insegnato che non si deve mai giudicare ma comprendere.

Che non esiste una ferina e gratuita bestialità ma ogni cosa ha una sua ratio, anche l'irrazionale. Che le grandi tragedie del '900 sono potute accadere non perchè milioni di persone fossero sotto effetto ipnotico da parte di folli ma perchè atti così gravi trovavano una motivazione in stati d'animo, in sensazioni realmente percepite.

Preferisco lasciare la parola allora all'americanista Alessandro Portelli, uno dei massimi studiosi di quella tragica vicenda che sono e rimangono le Fosse Ardeatine. Chi volesse saperne di più puà scaricare la sua lezione tenuta all'Auditorium del Flaminio il 18 marzo in occasione della manifestazione "I giorni di Roma" (In mp3 ed in versione ITunes):

http://www.laterza.it/novita/lezionidistoria.asp

Dalla prima pagina de "Il Manifesto" del 15 giugno così scrive il prof. Portelli:

"Allora, Eric Priebke è praticamente libero di andare e venire «per motivi di lavoro» per le strade della città che ha ferito col suo ruolo nella strage delle Fosse Ardeatine e ha continuato a insultare con il suo atteggiamento impenitente durante e dopo il suo processo.

Già nei giorni scorsi mi arrivavano telefonate di persone addolorate e offese dalle tranquille passeggiate del boia delle Ardeatine nei viali di Villa Pamphili.

Adesso, l'insulto è completo.

Non mi va di entrare nel merito tecnico, giuridico, legalistico della decisione dei magistrati. Immagino che abbia tutte le carte in regola, che sia a posto con la burocrazia e col codice.

Ma ci sono cose che vanno oltre la lettera delle regole, sentimenti civili collettivi che vanno pure tenuti in conto in casi eccezionali come questo.Quello che mi sento di dire è che trovo sconcertante la dichiarazione del ministro della giustizia del governo di centro sinistra, onorevole Clemente Mastella: «Se fossi ebreo sarei offeso».

Che è un modo di dire che, siccome lui non è ebreo, allora la cosa lo lascia indifferente.

Sono fatti loro.

Questo è un atteggiamento gravissimo, non solo per il fatto elementare che alle Fosse Ardeatine sono stati ammazzati duecentosessanta esseri umani che non erano ebrei (e questo Mastella dovrebbe saperlo), e non possiamo fare carico alla sola comunità ebraica di tenere viva anche la loro memoria, ma anche e soprattutto perché le Fosse Ardeatine, e più ancora la Shoah, sono crimini contro l'umanità intera, non sono questioni private e bilaterali fa le vittime e i carnefici ma fra i carnefici e tutti noi.

Ridurre tutto a una questione che riguarda gli ebrei non è un modo di esprimere loro solidarietà, ma un modo di lasciarli soli".

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