venerdì 8 giugno 2007

UN GELATO AL LIMON


Forse il buon Paolo Conte, se potesse, scriverebbe una nuova versione della splendida "Un gelato al limon" dopo aver letto quest'articolo di Filippo Ceccarelli da "La Repubblica" di oggi:


"SEMBRA uno scherzo, o una insidiosa provocazione dell'antipolitica. Ma è vero: al Senato, adesso, vogliono anche il gelato.
Così ieri, a nome di un nutrito gruppo di parlamentari, il senatore Rocco Buttiglione, filosofo dell'Udc, e la senatrice Albertina Soliani, prodiana emiliana, hanno scritto ai questori di Palazzo Madama una lettera che merita di essere riportata nella sua concisa integrità documentale.
E dunque: "Ci rivolgiamo a voi con una richiesta di miglioramento della qualità della vita in Senato. La buvette non è provvista di gelati. Noi pensiamo che sarebbe utile che lo fosse e siamo certi di interpretare in questo il desiderio di molti. E' possibile provvedere? Si tratterebbe di adeguare i servizi del Senato alle esigenze della normale vita quotidiana delle persone. In attesa di riscontro, porgiamo cordiali saluti".
E' bene a questo punto che si conoscano anche i nomi dei senatori-questori che prima o poi dovranno respingere o accogliere l'istanza, magari regolamentandola nelle sue molteplici varietà: ghiacciolo, coppetta, cassata, cono, cornetto, granita, sorbetto, affogato e biscottone.
Si tratta quindi del senatore Gianni Nieddu, Ulivo; del senatore Romano Comincioli, Forza Italia; e della senatrice Helga Thaler, autonomista sud-tirolese.
Che la coscienza del loro ruolo li ispiri, per una volta, nel senso che riterranno più consono al bene comune.
Amen.
Nel frattempo, varrà la pena di considerare come quella che in un celebre studio affidato alla buonanima di Giovanni Malagodi veniva cautamente definita "la condizione del parlamentare" sia oggi diventata, sic et simpliciter, "la qualità della vita dei senatori". Ma soprattutto colpisce, nella sollecitazione gelatiera e bipartisan, una parola che getta una piccola luce sulla faccenda: "il desiderio".
Ecco forse la bramosa chiave di volta per comprendere come, al di là di un facile e scontato moralismo, diversi rappresentanti della volontà popolare abbiano smarrito il senso stesso del loro operato, e ormai non si rendano più conto dell'effetto - per non dire la ricaduta simbolica - che suscitano certe loro pretese.
Molto semplicemente: desiderano, anzi desiderano troppo, non pongono tanti limiti alle loro voglie. Nel caso specifico alla loro gola.
E' un fatto che richiama l'essenza corporea e primordiale del potere; un'impellenza biologica che non viene nascosta perché connessa al rango, allo status, al privilegio di ostentare il proprio appetito.
Ai senatori piace il gelato: e lo vogliono. Slurp! Qui e ora. Slurp! slurp!
Magari non immaginano che uscire dal Palazzo, farsi due passi a piazza Navona potrebbe anche fargli bene; magari non riescono nemmeno a capire come rispetto a un innocente gelatino si possano tirare in ballo questioni così alte.
Pare di sentirli: eh, quante storie!
E' un'unica, drammatica storia, in realtà, quella dello snaturamento, della degenerazione, della deboscia delle assemblee elettive all'insegna di Bengodi.
Tanto più irrilevanti le Camere sul piano politico, quanto più ornamentali, confortevoli, opulente, agognate.
Il Senato, in particolare.
Perché prima del gelato i senatori hanno chiesto e ottenuto le settimane gastronomiche regionali, e poi quelle dedicate alle province. Il collezionista dispone di fantastici comunicati ufficiali emessi nei momenti più delicati sulle degustazioni dell'agro pontino, "la seconda giornata sarà abbinata alla carne di bufala bianca", oppure un dovizioso banchetto palermitano a conclusione del quale il presidente Musotto ha fatto presente uno slogan promozionale che a dire il vero lì dentro rischiava di suonare un po' così: "Mangio sicuro, mangio meglio".
A metà marzo il presidente Marini ha concesso la sala degli atti parlamentari al primo corso di sommelier per senatori. Montecitorio risponde con i prodotti agricoli di qualità certificata. Chi vuole il lardo, chi lo squacquerone, chi i fichi caramellati e chi i torcinelli.
Buttiglione e la Soliani, dopo tutto, sono in buona compagnia.
La deriva eno-gastronomica si fa anche dolciaria, ma non è dolce per niente il futuro delle istituzioni rappresentative".
Insomma, sembra che il divenire qualunquista debba essere l'unica soluzione.
I nostri padri (non il mio sicuramente...) sulle barricate sessantottine o settantasettine gridavano felici "una risata vi seppellirà!".
Ora non resta che sperare che tutto quel gelato gli resti sul gozzo o che gli si possa squagliare addosso, a testimoniare il basso livello che stanno raggiungendo, ogni giorno è sempre peggio. Mai avrei pensato di utilizzare questo lessico riguardo alla politica, così importante per il nostro presente come per il nostro avvenire.
Per non saper nè leggere e nè scrivere io continuerò a comprare il gelato da Giolitti o da S. Crispino, sarà meno buono ma almeno se mi si squaglierà in mano dovrò solo prendemela con me e con le mie mani bombardate.
Crema, bacio e panna, grazie...

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