domenica 10 giugno 2007

VENCEREMOS...?


Gli argomenti non mancano in questa calda domenica di giugno.
Meglio sarebbe parlare dell'appassionante finale thrilling della Liga spagnola che ieri ha vissuto forse il suo acme, una vera e propria "noche cardiaca" vissuta attraverso "los transistores" delle radio che attraverso il loro racconto concitato hanno scandito gioia e dolore degli "aficionados" iberici.
All'ultimo minuto di gioco, Barcellona in vantaggio nel derby catalano con l'Espanyol ed il Real Madrid che perdeva in casa del Zaragoza.
Pareggia Van Nistelrooy( ad un solo goal dalla Scarpa d'oro del Capitano)ma Barça ancora + 1 in classifica, neanche trenta secondi ed arriva il pareggio dell'Espanyol con Tamudo che fa ammutolire il Camp Nou, Barça e Real appaiati ma Real in vantaggio per il computo degli scontri diretti.
Tutto rimandato all'ultima giornata ma l'inerzia sembra tutta per le merengues madridisti senza dimenticare il Siviglia ad un solo punto.
Ma ieri è stata la giornata della visita di George W. Bush a Roma e soprattutto della definitiva spaccatura che si è creata in seno alla sinistra radicale, due manifestazioni in due piazze diverse.
Ds e Margherita persi nella chimera del Partito Democratico.
Una, in una piazza del Popolo semideserta, organizzata da sinistra Ds, Prc, Comunisti italiani, Verdi, Arci ed altre organizzazioni dell'artcipelago pacifista.
L'altra, molto più piena, sulle 100.000 che ha attraversato la Capitale da Piazza Esedra a Piazza Navona, gioiosa, felice, con vecchi, bambini, giovani, donne, senza i black blok ma attraversata da una sorta di incosciente impotenza.
Senza tacere dei soliti scontri organizzati da una cinquantina di ragazzi dal volto coperto, le bandiere americane date alle fiamme, i cori "1o, 100, 1000 Nassirya" o i cori contro il "guerrafondaio" Prodi il tutto è sembrato il solito copione, anzi pure abbastanza sfocato.
Oramai non bastano più due sinistre, ce n'è anche una terza, e intanto il Paese non ti segue, è indifferente, Roma ieri era vuota come nel miglior ferragosto degli anni'60.
La sinistra radicale di governo ha compreso di non poter più rappresentare lo scontento dell'altra sinistra, un disagio che non trova più rappresentanza nelle aule parlamentari. C'è rabbia, disincanto che trova sfogo nelle piazze ma non nel copione sperato dai partiti, siamo in una società liquida, è l'ora di Indymedia, di blog, di Internet, c'è un vero e proprio rifiuto della rappresentanza politica così come l'abbiamo conosciuta fino ad ora. c'è una voglia neanche troppo taciuta di azioni forte, violente contro un sistema vecchio, inattuale ed in ritardo rispetto ad un "paese reale" in fermento. Un Eurostar ad alta velocità contro un accelerato per Battipaglia.
Da qui il silenzio sul nuovo terrorismo delle Br, l'indifferenza rispetto ad atti come quello di ieri di insozzare la lapide di Aldo Moro scrivendoci "Bush=Moro" o quello di mettere sullo stesso piano l'occupazione israeliana della Palestina e gli attentati kamikaze di Hamas o di scrollare le spalle rispetto ad Al Queida.
L'errore è di politici come Diliberto o Paolo Cento con un piede nel governo ed uno nella piazza o di Bertinotti, incapace di spezzare il legame con i no-global da lui vezzeggiati, coccolati e sfruttati in funzione della faticosa riflessione che Rifondazione sta compiendo sulla storia del comunismo mondiale ed il suo rapporto con la violenza. Bene le coraggiose riflessioni di "Liberazione" sulla deriva illiberale di Cuba e sul vero e proprio "autunno del patriarca" di Fidel ma poi non si può mettere in lista il buon Nunzio D'Erme e fare in modo che non venga eletto nonostante la messe di voti ottenuta e anzi accorgersi, ahimè!, che non conosce il bon ton istituzionale, occupa case sfitte o cosparge di letame casa Berlusconi.
Questo doppio binario ha portato Bertinotti ad essere considerato un "traditore e guerrafondaio" e Rifondazione e gli altri partiti della sinistra alternativa ad essere isolati e a non saper cogliere l'umore di piazze una volta così amiche.
Si continua invece a contestare un presidente al tramonto come Bush figlio che come scrive oggi Valentino Parlato su EPolis, "è il fantasma di un impero che annaspa, che non ha più egemonia, che è costretto (dico costretto) a difendere il suo potere con le guerre che neppure riesce a vincere e, soprattutto, a concludere".
Qui da noi invece si continuano a bruciare bandiere ed a accusare con violenza, con odio ferino chi non la pensa come te salvo poi alle elezioni astenersi perchè "la sinistra non è più lei" e perchè "siamo una colonia degli States".
A quelli che manifestavano contro Bush tutta la mia stima anche se mentre qualche coraggioso spaccava vetrine o tirarva sassi contro i poliziotti il presidente già ronfava beato a villa Taverna, assolutamente disinteressato e neanche scalfito dalle grida di scherno.
E come scrive sempre Parlato, "bene le proteste di Rostock e Roma, ma siamo di fronte a un George Bush sul viale del tramonto. E le gentilezze di due ex comunisti come Giorgio Napolitano e Massimo D'Alema ne sono una conferma".

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