lunedì 18 giugno 2007

VAMOS A GANAR, DON FABIO...

"E vince sempre lui, non c'è niente da fare, si chiama Fabio Capello", così urlava alle 22, 45 di ieri sera l'inviato e telecronista Sky Riccardo Trevisani, nostro fratello giallorosso, che assieme ad Altafini ha raccontato l'incredibile epilogo della Liga.

Proprio lui, direbbe Piccinini!

E vederlo festeggiare in mezzo al campo faceva sorridere. Il mago di Pieris era palleggiato dai suoi eroi, scucchia in fuori e culo basso, ma sempre, una volta di più vincente.

Mancavano venti minuti ed il Real Madrid perdeva in casa col Mallorca mentre il Barça stava passeggiando a Tarragona. Non c'erano più speranze, Capello si gira in panchina ed è costretto a mettere in campo il mai troppo amato Reyes, ex Arsenal, autore di una stagione negativa. Ma il calcio è così, 60 secondi ed il giovanotto va in goal, ma non basta. Ecco adesso Diarra, il peggiore in campo, rete!, 2-1 fino alla doppietta, all'apoteosi di Reyes e del popolo madridista.

E alla fine è pandemonio Real e, come sempre, a vincere è uno solo, Don Fabio.


Fortuna, sì.
Anche ieri ha capito in ritardo che peso morto fosse il suo cocco Emerson , l'ha tolto e ha vinto (chiedere alla Roma 2001 ed al Brasile pentacampeao del 2002).

Però lui è sempre lì. Un mastino, non molla l'osso e comunque vada ha sempre ragione.

Lui è quello che di fronte all'invasione di campo anticipata di Roma-Parma gridava "Dilettanti!", che di fronte al pareggio di Siena nell'ottobre 2003 dava la colpa all'erba alta, al vento e al campo troppo largo.

Lui è quello dell'imitazione di Galopeira da Mario, in radio "Abbiamo giocattto una buonna partitttta", "I quindici fischionni ancora non sono arrivatti".

Lui è quello che è fuggito come un vile, di notte, con la Mazda della Roma non dimenticando di avvertire quell'altro lord di Tosatti che si è rivenduto lo scoop in solitario sul Corriere della Sera.

Lui è quello che solo pochi giorni prima raccontava in un'intervista a Stefano Petrucci per il "Corriere della Sera" quanto amasse alla follia la Roma, Roma, la città della sua vita, San Lorenzo, il ristorante Pommidoro, peccato per la monnezza, davvero troppa per la Capitale d'Italia.

Lui è quello che ha rovinato il più grande talento degli ultimi dieci anni, Cassano, prima vezzeggiandolo e poi buttandolo in un angolo come un panno sporco.

Lui è quello che ieri festeggiava con Fabio Cannvaro (ieri c'era la più alta concentrazione di galantuomini per chilometro quadrato) avvolto in una bandiera con fascio littorio.

Però alla fine ha vinto, e zitti tutti.

E'difficile poter replicare a quello che resta il maggiore selezionatore di "istant team", glorificato ieri sera da un nostro vecchio amico, presente ieri sugli spalti del Bernabeu, Roberto Beccantini de "La Stampa". Ecco alcune chicche:

esce per infortunio Van Nistelrooy consegnando la Scarpa d'Oro al Capitano?

"Quando i muscoli di Ruud Van Nistelrooy hanno ceduto, era il 23’. Immagino il sollievo di Totti (ha salvato la Scarpa d’oro, 26 reti a 25)".

Si vuole difendere Don Fabio dalle critiche?

"Fabio Capello ha diritto alle scuse di una classe giornalistica senza memoria, una consorteria ondivaga e un po’ cialtrona che si è attaccata a tutto, anche all’uomo, pur di demolire l’allenatore". Non è un'autocritica come sembra nè un brano della sua prossima autobiografia in uscita.

Queste invece sono sante parole:

"Circondato e protetto dalla sua tribù - Italo Galbiati e i due Franco: Baldini e Tancredi - Fabio ha tirato su il ponte levatoio.
Volete che me ne vada? Licenziatemi. Non mi dimetterò mai. Questione di soldi.
Fabio scappa dalle piazze, non dagli stipendi.
Mollò Roma dopo aver giurato che mai e poi mai sarebbe andato alla Juve: della quale parlava, più o meno, come ne avrebbe parlato il procuratore Palazzi nella requisitoria di Calciopoli. Dribblò e mortificò il popolo juventino non prima di aver garantito che «ci saremmo divertiti» quando lo scandalo sarebbe arrivato a sentenza. Professionisti tutti d’un prezzo, si chiamano così".

Quando ci si mette anche Beccantini ha, alla fine, sprazzi di lucidità.

Concludo come avevo fatto in un'altra occasione.
E' tutto vero, tutto giusto ma alla fine Don Fabio ha vinto anche ieri e come diceva Totò, "E' la somma che fa il totale".

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