mercoledì 25 aprile 2007

LA MER



" E la chiamano Liberazione questa giornata senza morti..." (Antonello Venditti).

A 62 anni dalla Liberazione del paese dall'occupazione nazista e dei fascisti loro complici mi piace ricordare questo avvenimento suggerendovi un piccolo volume che, se vorrete, potrà riportarvi a quelle atmosfere.

Voglio però evitare di tracciare sentieri conosciuti e di consigliarvi le classiche letture dei libri di Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Renata Viganò o la raccolta delle lettere dei condannati a morte. Invitandovi comunque a leggerli, dovrebbero essere infatti il pane quotidiano di ogni buon democratico, vi voglio portare in Francia, nel 1941, quando il paese è sotto il giogo dell'occupazione tedesca.

E'in quei giorni che è ambientato il romanzo che vi voglio consigliare, Il silenzio del mare, edito da Einaudi.

E' la storia di una famiglia, zio e nipote, che vivono in una casa della Francia centrale al momento dell'invasione tedesca. La loro bella casa diviene così l'abitazione dell'ufficiale Werner von Ebrennac, un tedesco colto, gentile e amante della musica che tenterà, in ogni modo, di instaurare un rapporto cordiale con i padroni di casa.

Ma in cambio riceverà solo un lungo e sprezzante silenzio.

Ogni sera la stessa scena: il tedesco tornava a casa e trovava i due in poltrona davanti al camino fumante, lo zio fumava la pipa e la nipote lavorava a maglia, gli raccontava la propria giornata concludendo sempre con il medesimo "Vi auguro la buonanotte".

Da parte loro mai una parola, silenzio assoluto.

Von Ebrennac, da parte sua, non perdeva occasione per magnificare la grandezza della cultura francese, la bellezza del carattere e dell'orgoglio dei francesi sostenendo che la guerra altro non era che un semplice accidente e che, a conflitto finito, i due paesi sarebbero stati amici leali.

Tutti i giorni la stessa, medesima scena con la stessa, medesima reazione da parte dei padroni di casa.

Ma, soprattutto lo zio cominciava però a cedere, a chiedersi se dietro la dura scorza del tedesco invasore non si nacondesse in realtà un uomo normale e gentile.

Finchè una sera, dopo un'assenza di un paio di settimane per una missione a Parigi, il tedesco non tornò a casa stanco e trasfigurato.

Le sue illusioni, le sue certezze erano andate in fumo. Avendo partecipato a delle riunioni in alto loco aveva capito che i comandi tedeschi, dietro l'apparente normalità, avevano intenzione di rendere la Francia nient'altro che una terra di concquista, di razziarla e di compiere stragi sanguinose.

E la cooperazione, l'amicizia franco-tedesca in nome della musica, della poesia, della letteratura? Nient'altro che carta straccia.

Di fronte a questo l'ufficiale decide di farsi trasferire immediatamente sul fronte orientale esprimendo tutto il suo sdegno in un ultimo, memorabile monologo di fronte ai due silenti.

Ma questa volta lo zio, voce narrante, capisce che la nipote, forse segretamente attratta dal tedesco, con le vene pulsanti e tremanti espresse, all' "Addio" di Von Ebrennac, il suo, personale, tenue e flebile "Addio" rendendogli più dolce la strada verso il freddo Est ed una sicura morte.

51 pagine che scorrono lente ma appassionanti, increspate come un'onda del mare e che testimoniano il valore di una Resistenza diversa ma ugualmente forte di fronte alle crudezze della guerra senza tralasciare l'aspetto umano che tutto può abbattere, perfino le barriere artificiose poste dagli accidenti della storia.

L'autore di questo gioiellino si chiama Vercors, pseudonimo di Jean Bruller (1902-1991), nato come disegnatore, scrittore per caso, partigiano e fondatore delle Editions de Minuit, una delle principali case editrici d'oltralpe e devo ringraziare Nanni per avermelo regalato.

Se vi piacesse il libro potreste dare uno sguardo anche a Suite francese di Irène Némirovsky, ed. Adelphi, splendido affresco sulla Francia occupata dai nazisti e composto di due racconti. Il secondo, Dolce, racconta la passione di una giovane moglie di un prigioniero di guerra per un tedesco ospite della propria casa nella quale vive con la perfida suocera che, anch'essa, ha scelto la strada del silenzio e del disprezzo nei confronti di coloro che hanno invaso il suo paese ed in subordine, la sua casa.

Trame simili per due bellissimi libri da ascoltare con una degna colonna sonora: La mer di Charles Trenet.

Scritta nel 1942 dallo stesso Trenet e che pare, nonostante il suo autore abbia sempre rifiutato qualunque eichetta politica, si riferisca alla Francia occupata e collaborazionista dei tedeschi , per fuffire dalla quale vede nel calmo mare un'onda, un sussulto di libertà.

Questo è il video della canzone : http://www.youtube.com/watch?v=fd_nopTFuZA

e questo è il testo:

La mer qu'on voit danser

Le long des golfes clairs

A des reflets d'argent La mer

des reflets changeants Sous la pluie

La mer au ciel d'été

Confond ses blancs moutons

Avec les anges si purs

La mer bergère d'azur Infinie
Voyez près des étangs Ces grands roseaux mouillés

Voyez ces oiseaux blancs

Et ces maisons rouillées
La mer les a bercés Le long des golfes clairs

Et d'une chanson d'amour
La mer a bercé mon coeur

Pour la vie

E comunque, il 25 aprile non è una ricorrenza, ora e sempre Resistenza!

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