sabato 28 aprile 2007

OCA...VOLO


Questo post è un pò qualunquista, lo ammetto, ma d'altra parte la notizia è alquanto bizzarra.
In prima pagina su "La Repubblica" di ieri il corrispondente dagli Usa, Mario Calabresi, ci relaziona su una nuova crociata animalista, i movimenti ambientalisti hanno detto basta al foie gras ed in particolare al metodo utilizzato per produrlo. Ovvero infilare un tubo in gola alle oche per farle mangiare a ritmo continuo nelle ultime due o tre settimane di vita così da creare un fegato ridimensionato.
Molti negozi e ristoranti degli Stati Uniti hanno scelto quindi di metterlo al bando dai menu o dai prodotti da vendere tanto da aver spinto alcuni produttori a ricercare metodi diversi e meno invasivi come quello di vendere fegati ingrassati naturalmente utilizzando animali che si abbuffano da soli anche se il sapore ne risente in maniera sensibile.
C'è poi chi ha scelto di utilizzareuna macchina con i cannelli di gomma soffice che non fa soffrire le bestie anche se sembra impossibile produrre fegato grasso senza forzare l'alimentazione. Il foie gras è solo uno dei molti esempi su un approccio soft e salutista all'alimentazione, la più grande catena di supermercati biologici, Whole Foods, ha deciso di non vendere più aragoste vive e Burger King ha annunciato che comincerà a comprare polli e uova solo da produttori che non tengono gli animali nelle gabbiette e che li stordiscono con i gas prima di macellarli.
Riflessione che ha colpito anche le aragoste, si sperimentano nuove tecnologie per eliminare il sistema nervoso prima della cottura fino all'utilizzo di una gigantesca macchina militare che, con una pressione cinque volte superiore a quella dell'acqua nelle profondità oceaniche, uccide istantaneamente le aragoste e separa la carne dal guscio.
Tutto bello e tutto giusto ma mi chiedo se questi pensieri non si debbano sviluppare per ogni genere di animale che ci troviamo a mangiare giornalmente.
L'unica soluzione è divenire vegetariani o vegani?
Non sarà che questo amore incondizionato per gli animali nasconde una certa indifferenza che invece proviamo per il prossimo?
Come collegare simili ricerche per alleviare le sofferenze degli animali ad un disprezzo per la vita umana portato avanti da alcuni provvedimenti dell'amministrazione Bush o da avvenimenti come il massacro della Virginia Tech?
Come scrive giustamente Calabresi,
"la battaglia è culturale e, in nome del politicamente corretto applicato agli animali, cancellerà una piccola produzione di nicchia. La grande macchina degli hamburger per ora continua a lavorare tranquilla, forte del fatto che se ne mangiano cinque miliardi ogni anno".
Insomma, se vogliono farci venire i sensi di colpa anche davanti alla tavola, con me non ci riusciranno.
Buon appetito

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