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Da un articolo di Furio Zara sul "Corriere dello Sport" di venerdi 20 aprile:
Sono le sei e mezza di una mattina di maggio del 1999 quando la Pulce si sveglia, prepara la cartella, guarda dalla finestra la sua città - Rosario- e mentre fa colazione pensa: « Sono troppo piccolo ». Non se ne fa una colpa, però ne soffre.
Nello stesso istante - le sei e mezza di una mattina di maggio del 1999 - il Re si addormenta, sfinito, su un divano sfondato, gonfio e graffiato da troppi vizi, da qualche parte in Argentina circondato da califfi e fanciulle sciupate e per un attimo, uno soltanto, pensa: « Sono troppo grasso » . Non se ne fa una colpa, e chissà se - più che sofferenza - il suo non sia il piacere nero di chi si lascia andare fino alla fine, e magari un po' più in là.
Lionel Andrès Messi, Diego Armando Maradona: vite parallele di due geni sinistri baciati dal talento.
La « Pulce » Messi nasce il 24 giugno del 1987, all’epoca Maradona ha 27 anni, e festeggia pure lui una nascita: quella della figlia, l’amata Dalma Nerea, avuta dalla donna della sua vita, Claudia Villafane, che sposerà due anni dopo con uno smoking stretto sulle spalle e i piedi morsi dai mocassini, che « avevo voglia di togliermeli e calciare un pallone » , dirà più tardi. Un mese prima - è il 5 maggio - Maradona ha regalato a Napoli il primo scudetto della sua storia. L’anno prima ha appena vinto - da solo - il Mondiale in Argentina, è il Re del Mondo: « Oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon: ho visto Maradona, ho visto Maradona, ehi mammà innamorato son ».
E’ verosimile che la notte del 29 giugno del 1986, quando Maradona alza la Coppa a Città del Messico, gli sguardi del signor e della signora Messi si incrocino nel punto esatto dove nasce l’idea di fare un figlio.Il 30 ottobre del 1997 Maradona si ritira dal calcio, è il giorno del suo 38 ° compleanno. Messi ha dieci anni, a scuola lo prendono in giro perché è basso, lui reagisce con un tic che si porterà dietro a lungo: si tocca in continuazione i capelli, che lascia crescere lunghi e lisci, fin quasi alle spalle.Colpi di cuore, quelli decidono il destino dei due talenti: il bambino che non sapeva crescere e l’uomo che non sapeva invecchiare.
4 gennaio del 2000, Punta del Este, Uruguay: Maradona viene colpito da un attacco cardiaco dovuto al consumo di cocaina, lo portano d’urgenza in ospedale, si rimette, si fa rivedere in tivù - mesi dopo - a Cuba, con il tatuaggio di Che Guevara sull’avambraccio, mentre passeggia con Fidel Castro: due reduci, con molta storia addosso. Negli stessi giorni in cui Maradona sta per morire, Messi comincia a pensare a una vita nuova. C’è che Lionel è troppo piccolo, i dottori parlano di una forma di nanismo, dicono che serve l’ormone della crescita, c’è che « La Pulce » ha bisogno di cure. Gliele offre il Barcellona, che paga le cure e lo mette sotto contratto. Così i Messi partono, meta la Spagna.
Lionel Messi ha tredici anni e una vita davanti. Diego Armando Maradona ha quarant’anni e un paio di vite alle spalle. Pesi, altezze, numeri: Maradona fumo, alcol, cocaina, cibo - arriva a centocinquanta chili, e non sembra un’impresa: la sua è una vita da prendere a morsi. Fango, oro e polvere: il Re è nudo, sdrucito di ricordi, con le borse sotto agli occhi, e lo sguardo sempre altrove. Messi arriva a un metro e sessantacinque centimetri, ed è solo un’impresa.
E’ l’estate del 2005 quando Messi si rivela al mondo ai Mondiali Under 20 dell’Olanda. E’ l’estate del 2005 quando Maradona si rivela per quello che è: un uomo che ha molto vissuto, molto si è dato, molto ha sbagliato. Lo fa in diretta televisiva, lacrime, sudore e cerone a confondersi nei primi piani, lo fa nella trasmissione « La Noche del 10 » spostando la sua vita, con una finta come ai bei tempi, dalla realtà al reality. E’ durante la trasmissione che avviene l’inconorazione. « Messi è il mio erede », dice il Re puntando il dito tozzo sul telescherno dove scorrono le magie della « Pulce » .
Poi sarà solo vita, o qualcosa di meno: barelle, lettini d’ospedale, flebo e preghiere per il « Re » , sempre più sfatto, sempre più triste, solitario y final. Poi sarà solo vita, o qualcosa di più: campi verdi, dribbling e stelle filanti per la « Pulce » .
Sempre più pesante, Maradona. Sempre più leggero, Messi. Vita in te ci credo: uno ha smesso di pensarlo, l’altro ha cominciato a capirlo.
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