giovedì 5 aprile 2007

SATURNO CONTRO



"Ti giuro amore un amore eterno se non é amore me ne andrò all'inferno
ma quando ci sorprenderà l'inverno questo amore sarà già un incendio
lo grido cento mille volte a sera
ma disperata come una preghiera non voglio più svegliarmi sola sola se non ci sarai".
Qualcuno di voi ricorderà, nella primavera del 1995, questo allegro motivetto sparato a tutto volume dalle principali radio commerciali (io lo adoravo) e chi lo cantava era la piccola Ambra, all'epoca star di "Non è la Rai" e simbolo del binomio tv spazzatura/conflitto d'interessi berlusconiani.
Dodici anni dopo che ti combina la dolce fanciulla? Prova maiuscola nell'ultimo film di Ferzan Ozpetek, Saturno contro, tanto da guadagnarsi la copertina del "Venerdì di Repubblica" del 23 aprile scorso. Che qualcosa fosse cambiato, che Ambra non fosse più la ragazza scanzonata e scapestrata di qualche annetto fa lo avevamo capito dallo sviluppo della lunga storia d'amore con Francesco Renga (nessuna parentela con l'ottimo Roberto, prima firma sportiva de "Il Messaggero) e la doppia gravidanza.
Il ruolo di Roberta, la maniaca d'oroscopi amica di Lorenzo, quella che ha Saturno contro, è davvero tagliato su misura per lei, a cavallo tra voglia di crescere e maturità, tra noto ed ignoto. Il film merita una vostra visita al cinema, il solito copione del regista turco ma davvero ben diretto: un gruppo di amici nella cornice di Ostiense e Testaccio (la rassicurante sagoma del Gazometro ce lo ricorda), una grande cucina piena di leccornie (la cucina della casa del regista turco), coppie (gay ed etero) innamorate ed in crisi.
Un quadro idilliaco troncato dal malore di Lorenzo (l'ottimo Luca Argentero, vincitore GF 2003) e dallo sfaldarsi del matrimonio tra Antonio (Stefano Accorsi) ed Angelica (Margherita Buy). Tutto sembra precipitare ma proprio la morte di Lorenzo dopo un coma di qualche giorno riporterà se non una tranquillità, un soffio di speranza rappresentato dalla partita a ping pong tra Davide (Pierfrancesco Favino), il compagno di Lorenzo, e Antonio, commentato da una splendida canzone di Neffa, Passione. E proprio alcune canzoni che si ascoltano nel film, un vecchio motivo della Sophia Loren, Zoo be zoo be zoo, di Gabriella Ferri, Remedios, o di Serge Gainsbourg, Je suis venue te dire que je m'en vais (in una bellissima interpretazione di Carmen Consoli) stemperano la commozione ed invitano ad un ottimismo verso la vita.
Scene cult: quando intuiamo una probabile eutanasia praticata dall'infermiera impersonata da Milena Vukotic sul corpo straziato di Lorenzo ed una lungo, fantastico piano sequenza nel quale vediamo Antonio e la sua amante Laura (una bellissima Isabella Ferrari) avvicinarsi ad un magazzino-alcova di piazza di Pietra nel quale si ameranno. I due non si baciano, non si toccano, non si parlano, si guardano negli occhi camminando ma emanano una sensualità davvero "torrida" che rendono la scena davvero tra le più sensuali viste negli ultimi anni sul grande schermo.
Ozpetek, con grazia e senza dare giudizi, affronta due tra le tematiche che stanno facendo discutere e riflettere l'opinione pubblica: l'eutanasia ed i Dico. non magnificando nè l'uno e nè l'altro ma mostrando che una società moderna non può avere paura della libertà. Che chiedere un alleviamento della sofferenza per un malato non significa trasformarsi in omicidi e che permettere diritti e doveri a dei conviventi, non importa se etero o gay, non vuol dire minare il concetto di famiglia. Che forse l'amore, l'amicizia e la comprensione possono più di richiami alla morale cattolica da parte di chi però, quando entra a Montecitorio firma un'assicurazione per il convivente e non per forza il marito o la moglie. Certo, non sono così sicuro che l'opinione pubblica sia così "aperta" come ci raccontano giornali o programmi televisivi.
Anche perchè, come rivela uno studio della rivista Focus, l'89% degli uomini ed il 92% delle donne intervistati (in larga parte cattolici) confessa candidamente di masturbarsi ma proprio una larga parte dei giovani, pur non credendo più alla minaccia impartitaci dai nostri parroci di diventare ciechi, lo considera un "vizio" che potrebbe portare a danni per la salute.
E' proprio il caso di dire che si continua a tirare il sasso e a nascondere la mano...
P.S: ancora un accenno alla vittoria della Roma sul Manchester. Chi volesse farsi un'idea di quanto certi giornalisti facciano ancora fatica ad abituarsi all'idea di una Roma stabilmente presente nei quartieri alti del calcio italiano e del panorama europeo, si legga il commento alla sue giorni di coppa a firma Marco Ansaldo su "La Stampa" di oggi. E' veramente noioso passare i sabati pomeriggio a Crotone, Frosinone, La Spezia o Mantova, vero?

Nessun commento: