venerdì 13 aprile 2007

SE OTTO ORE VI SEMBRAN POCHE...




Mentre ci si accapiglia su ipotesi di riforme elettorali, su Vallettopoli o se i giocatori della Roma debbano chiedere scusa per il cappotto di Manchester la cronaca ci riporta amaramente sulla dura e laica terra.

E' di ieri la notizia di quattro morti sul lavoro, le ennesime. Questa orribile "Spoon River", come l'ha efficacemente ribattezzata "La Repubblica" in edicola oggi, ha scritto ancora una volta la sua triste pagina in diverse parti d'Italia: Brescia, Latina, Monza ed in ultimo Genova.
E proprio dal capoluogo ligure è partita la mobilitazione, sciopero generale, attività portuali sospese e bloccate dai "camalli", l'operaio schiacciato da una balla di cellulosa di oltre due tonnellate, tifoso rossoblu è stato finanche ricordato ieri sera a Marassi durante la partita vinta dal Genoa, squadra della quale era tifosissimo.

"Martiri del lavoro" li ha definiti Prodi nel giorno in cui, ironia della sorte, è stato approvato il "Testo unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro", un giro di vite per tutelare i giovani flessibili, dagli autonomi agli extracomunitari, ai part-time. Un primo passo affinchè simili sciagure non abbiano più a ripetersi.


Intanto un altro falco dell'amministrazione Bush, un altro aedo del pensiero teocon si ritrova con la faccia nella polvere.

Paul Wolfowitz, presidente della Banca Mondiale, rischia il posto per il più banale e comune degli incidenti che accadono a gli uomini di potere a tutte le latitudini: ha raccomandato la sua compagna per includerla negli organici della World Bank e concederle un lauto aumento di stipendio.

Il teorico dell'etica e della superiorità americana è ben raccontato in un ritratto di Federico Rampini sul sito de "La Repubblica" al quale vi rimando, leggetelo, ne vale la pena http://www.repubblica.it/2007/04/sezioni/esteri/wolfowitz-scandalo/wolfowitz-ritratto/wolfowitz-ritratto.html


Infine, l'altro giorno, la comunità cinese di Milano che abita nella zona di via Paolo Sarpi, è scesa in strada in seguito ad una multa comminata dai vigili urbani ad una venditrice ambulante.

Una manifestazione violenta, giunta inaspettata solo da chi è convinto che l'integrazione ed il rispetto delle regole passino solo attraverso una gestione "law & order" ed un velato razzismo di chi quelle leggi è portato a far rispettare.

Tra coloro che hanno protestato rumorosamente vi saranno anche stati elementi della mafia cinese ma in maggioranza erano giovani figli degli immigrati, italiani in tutto e per tutto, capi firmati e look alla moda, stanchi di essere considerati dei "musi gialli", neanche ci trovassimo in qualche striscia fumettistica americana degli anni '40.

A Milano vive il 22% della comunità cinese e quello che accade, si muove nel capoluogo lombardo deve essere considerato un fedele barometro degli stati d'animo dei nostri concittadini e non può essere sopravvalutato.

In una società come la nostra che si avvia, finalmente, a divenire multietnica, occorre un dialogo ed un confronto per non arrivare a situazioni limite come quella francese.
Di fronte alle giuste preoccupazioni dei residenti nelle Chinatown nostrane, la scomparsa di negozi gestiti da elementi nostrani, al continuo scarico delle merci, ai cattivi odori occorre ricordare che i negozi sono stati venduti con legittima soddisfazione da bottegai italiani increduli di fronte ad acquirenti che pagavano, spesso cash, anche il doppio del prezzo richiesto. E'chiaro che non si può volere la botte piena e la moglie ubriaca.


Ma tant'è, come diceva il presidente Mao, "Grande è il disordine sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente".


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