venerdì 6 aprile 2007

TUTTI A CASA


Alla veneranda età di 90 anni il regista Luigi Comencini, uno dei maggiori registi del secolo appena trascorso, ha chiuso gli occhi per sempre dopo una lunga malattia.
Con lui scompare uno dei padri della commedia all'italiana e di quello che venne definito come "neorealismo rosa", ovvero una pausa dopo l'apnea delle opere postbelliche di Visconti, Rossellini e De Sica tutte tese alla descrizione della pura realtà, degli immensi problemi del paese alla fine della seconda guerra mondiale.
Quando nel 1953 apparve nei cinema italiani Pane, amore e fantasia con De Sica, Marisa Merlini e la giovane "bersagliera" Gina Lollobrigida si comprese come un ciclo fosse giunto al termine; il pubblico aveva voglia di leggerezza e di film leggeri.
Leggerezza ma non disimpegno. Negli anni successivi Comencini non esitò ad affrontare tematiche spinose quali il dramma dell'8 settembre, le vicende della Resistenza ed il difficile reinserimento dei partigiani in un paese già distratto e smemorato. La figura del sottotenente Innocenzi impersonata da Alberto Sordi, sballottato nei giorni dell'armistizio fino alla scelta di unirsi ai resistenti in Tutti a casa e quella di Claudia Cardinale, silenziosa ma tenace compagna del partigiano Bube ne La ragazza di Bube resteranno tra le maschere più dolci e tragiche del cinema del secondo dopoguerra.
Ma, forse, la vera abilità di Comencini fu quella di riuscire ad interagire con i bambini. Questi ultimi gli appariranno sempre come un cosmo "ad altissima densità di problemi e intrecci affettivi, di cui i grandi difficilmente riescono a capire le leggi" (G.P. Brunetta, Cent'anni di cinema italiano, 2, Dal 1945 ai giorni nostri, Laterza, Roma-Bari, 2004, p. 125).
Da qui autentici capolavori quali le trasposizioni cinematografiche di Pinocchio e Cuore che resero Comencini familiare anche a chi non aveva visto i film precedenti.
Le due figlie del regista, Cristina e Francesca, sono anch'esse apprezzate registe e romanziere.
Al regista lombardo un ringraziamento per averci regalato pellicole indimenticabili che ci hanno detto e descritto come eravamo.
Migliori? Peggiori?
Forse, semplicemente, diversi.

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